Page 41 - Le donne nel primo conflitto mondiale - Dalle linee avanzate al fronte interno: La grande guerra delle italiane - Atti 25-26 novembre 2015
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          propaganda socialista di fine secolo, che accomunava una valutazione altamente
          positiva del lavoro manuale alla tesi del plusvalore, incorporato nei prodotti e nelle
          merci. Un doppio valore quindi, che proiettava le lavoratrici nella sfera dell’utilità
          pubblica e dell’economia. Non a caso, infatti, Ersilia Majno, fondatrice alla fine
          dell’Ottocento dell’Unione Femminile , di area socialista, in uno dei tanti comizi
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          suffragisti, poneva tra i giusti motivi quello per cui la donna contribuiva col suo
          lavoro al benessere sociale ed era tassata, quindi implicitamente riconosciuta come
          cittadina a tutti gli effetti.
             Mentre per le “emancipazioniste interventiste” i due concetti di cittadinanza
          e quello d’amore di patria si fusero senza contraddizioni in quanto la patria era
          un territorio comune che andava difeso nel quale intendevano sentirsi cittadine a
          pieno titolo, per le emancipazioniste di tendenza pacifista, in gran maggioranza
          socialiste, essi rappresentarono una contraddizione. Senza insistere sulla ben nota
          tradizione antimilitarista del socialismo non solo italiano, occorre però ricordare
          che, per le socialiste, le donne erano essenzialmente cittadine dell’universo.
             Infine, anche le emancipazioniste non socialiste dovevano far quadrare i conti
          fra la richiesta reintegrativa di diritti civili e politici e il senso di estraneità, se non
          di ostilità, che aveva caratterizzato fino ad allora il rapporto fra la gran parte delle
          donne e la patria, descritto molto efficacemente da una delle più lucide emanci-
          pazioniste italiane, Anna Maria Mozzoni. “La patria - scriveva nel 1885 nell’opu-
          scolo intitolato Alle fanciulle la Mozzoni - come spiegare a te con parole che tu
          possa capire... che cosa è questa terribile patria...Per il re la patria è il trono, è il
          potere, è il fasto, è il diritto di far piegare tutto quello che esiste nel Regno ai suoi
          interessi, per il ricco la patria è la culla d’oro dove nacque, il palazzo dove alloggia
          senza lavorare, per l’uomo di qualunque classe la patria è il paese nel quale può
          dare il suo voto per eleggere quelli che amministrano e governano, è la legge che
          gli garantisce la padronanza della sua propria persona e della sua casa, che lo fa
          padrone dei tuoi figli e lo garantisce della tua stessa servitù e assicura nelle sue
          mani la tua catena. Per te -o donna del popolo- che cos’è la patria? È il gendarme
          che viene a prendere il figlio soldato, è l’esattore che estorce la tassa del fuocatico
          dal tuo focolare, quasi sempre spento, è la guardia daziaria che ti fruga addosso
          per assicurarsi che tu non abbia risparmiato qualche soldo sul pane sudato per
          i figli...è il lenone e la megera che, protetti dal governo, inseguono tua figlia per

          3   Sull’associazionismo femminile rimando al mio lavoro con relativa bibliografia, Taricone F. Teoria e
             prassi dell’associazionismo italiano nel XIX e XX secolo, Cassino, Edizioni dell’Università, 2° ed., 2006.







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