Page 60 - Le donne nel primo conflitto mondiale - Dalle linee avanzate al fronte interno: La grande guerra delle italiane - Atti 25-26 novembre 2015
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LE DONNE NEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE                                       60


          geva dal panorama, singolare poiché era stato costruito con i proiettili d’artiglieria
          caduti sulla vetta del monte; di essi, ci si era serviti per i pilastri, le colonne e l’altare.
          La chiesa divideva simbolicamente le due zone, quella della pace da dove aveva avuto
          inizio il loro cammino e la zona della guerra che proseguiva fino alla vetta del Monte
          Nero, la meta che spettava alla spedizione. S’incontravano gallerie e caverne collegate
          tra loro, scavate e forate e all’interno, cunicoli invasi da “un formicolio di uomini
          continuo” , spesso adattati ad infermerie d’emergenza. Al momento del loro arrivo
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          nevicava, era quasi buio, il pomeriggio era appena agli inizi.
             Durante la Grande Guerra, Flavia Steno si recava anche in Svizzera, nel ’17, per
          tenere conferenze a sue spese e aggiornarsi sulla situazione di un paese neutrale.
          A Zurigo, mentre si trova di fronte ad una platea di alpini apprendeva dal Console
          la disfatta di Caporetto. Ricorderà in una conferenza del 1938 la sua commozione:
          ‹‹Piansi, ma volli parlare ugualmente, piansi mentre parlavo, trascinando nell’emozio-
          ne mia tutti quelli che mi ascoltavano››. Il giorno successivo trovando i valichi chiusi,
          fu costretta a vivere per quaranta giorni in uno stato di quasi isolamento, riuscendo
          a mettersi in contatto col ministro di Berna, Paulucci de Calboli. Le sue impressioni
          personali erano l’oggetto di una serie di articoli apparsi nella rubrica Lettere svizzere.
          Sottolineava soprattutto il diverso aspetto assunto dalla città per l’arrivo di specula-
          tori, spie da ogni parte d’Europa e di giornalisti che in particolare ‹‹ogni mattina alle
          ore 9 sbarcano alla stazione, dove trovano fresche la Frankfurter, l’Allegemeine, il
          Tagblatt, leggono scendendo in funicolare e si dirigono al telegrafo dove sbrigano il
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          servizio e convengono nelle due birrerie tedesche›› .
             Un aspetto interessante che la Steno prendeva in considerazione è la questione
          degli ospiti stranieri dato che “in Svizzera, secolare asilo per tutti i fuorusciti politici ai
          rifugiati antichi composti da refrattari intellettuali, a idealisti ribelli, fanatici e utopisti,
          uomini di parte e di fede, apostoli e contrabbandieri si sono aggiunti i renitenti all’ap-
          pello della Patria e i disertori” francesi, tedeschi, austriaci e italiani, che producono
          e diffondono letteratura pacifista”. La giornalista usava parole dure nei confronti di
          queste persone che trasgredivano le leggi della loro patria, considerando un tradimen-
          to l’abbandono dell’esercito e dei propri connazionali. D’ora in avanti, il disertore
          incapace di dimostrare di avere sufficienti risorse per il proprio mantenimento era
          internato e costretto a lavorare. Inoltre il diffondersi di velleità rivoluzionarie aveva
          dato vita a dimostrazioni nelle fabbriche dove lavoravano molti emigrati; la polizia

          33  Steno F., Con gli alpini al Monte Nero, “Il Secolo XIX”, 22 novembre 1916, pag.3.
          34   Ariel, Lettere svizzere, “Il Secolo XIX”, 29 agosto 1917, pag.1.







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