Page 67 - Le donne nel primo conflitto mondiale - Dalle linee avanzate al fronte interno: La grande guerra delle italiane - Atti 25-26 novembre 2015
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Serpieri arrivava a scrivere: «Furono veramente meravigliosi i nostri coloni durante la
guerra: …le loro donne che si prodigarono nelle fatiche dei campi meriterebbero un
monumento di riconoscenza nazionale» .
Dal punto di vista pratico, già nella primavera-estate del 1916 una prima “sorpre-
sa” per gli stessi contemporanei, preoccupati per l’imminente mietitura, fu scoprire
come le donne l’avevano affrontata, compiendo al meglio una «faccenda che si cre-
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deva riservata ai migliori operai» . Qui stiamo parlando di donne braccianti impiegate
in aziende capitalistiche del centro nord, con lavoro retribuito ma, è da ricordare, non
con la stessa paga degli uomini. Molto diverso il caso delle donne legate alla terra da
contratti di mezzadria o di colonia; in questo caso accudire l’orto e curare gli animali
da cortile erano compiti che la donna svolgeva da sempre, con l’aiuto degli anziani e
dei piccoli e piccolissimi, ma con la guerra a questi compiti se ne sommarono altri,
ben più faticosi, relativi alle culture che il contratto prevedeva a carico del colono e
del mezzadro, ora assente perché richiamato.
Anche se sin dall’inizio della guerra i contratti agrari erano stati bloccati e vige-
va il divieto di licenziare i familiari dei mezzadri, non sempre queste regole furono
rispettate, mentre le mezzadre e le colone, oltre a lavorare l’appezzamento di terra,
dovevano fare i conti con la complessa legislazione sugli scambi interprovinciali, sulle
requisizioni e sul conferimento agli ammassi dei prodotti. Le donne, da sole, quindi,
oltre alla fatica fisica dovettero affrontare nuovi problemi relativi ai controlli e alla
burocratizzazione delle attività, uno degli aspetti più importanti dei cambiamenti av-
venuti nell’economia di guerra.
L’opinione pubblica guardava ammirata a questo sforzo femminile; vale la pena
di citare a questo proposito un brano del “Corriere della Sera” del maggio 1917,
non a caso preso ad esempio da una scrittrice che voleva sottolineare il coraggio
del contributo femminile alla guerra: «La donna si è curvata alle fatiche più umili
e più dure…Non c’è stato tempo di scegliere. La terra, la stalla hanno le loro esi-
genze…La donna vanga, sfoglia, pulisce, carica e quando non guida la carretta, si
piega sotto le stanghe e la trascina. Accorre, si curva, si arrampica, …Anche nelle
campagne dunque e più nelle campagne che altrove, la donna è quella che soffre e
dà maggiormente per la guerra!» .
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5 Cit in Soldani S., Donne senza pace. Esperienze di lavoro, di lotta, di vita tra guerra e dopoguerra (1915-1920),
in Istituto Alcide Cervi, “Annali”, 1991, n 13, p13; la Soldani cita molti esempi di lavori agricoli
prettamente maschili svolti allora dalle donne.
6 Questo articolo era citato da Donna Paola (pseudonimo di Paola Baronchelli Grosson ), in La donna
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