Page 70 - Le donne nel primo conflitto mondiale - Dalle linee avanzate al fronte interno: La grande guerra delle italiane - Atti 25-26 novembre 2015
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LE DONNE NEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE                                       70


          saranno le previdenze addotte per la tutela della loro igiene e della loro moralità spe-
          cialmente quando, pure col carattere transitorio dovuto all’eccezionalità del momen-
          to», si ricorrerà al lavoro notturno. Quanto e come queste raccomandazioni fossero
          rispettate dipendeva dal controllo dei militari dei Comitati di Mobilitazione indu-
          striale presenti in fabbrica, ma soprattutto dalle necessità impellenti e improrogabili
          delle consegne all’esercito. E quindi ben poco, come hanno dimostrato gli storici che
          hanno studiato a fondo l’intero meccanismo della Mobilitazione industriale .
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             I dati ufficiali sull’occupazione femminile nelle fabbriche si fermano all’agosto
          del 1918 anche perché dall’ultima estate di guerra, di fronte al calo delle commesse
          statali, molte donne persero il lavoro e ancora di più lo persero nel 1919, sia per la
          crisi di riconversione dell’economia, sia per il ritorno dei combattenti alla vita civile.
          Comunque, per fare solo un esempio dell’entità del fenomeno, ancora al termine del
          conflitto a Roma, che certo non aveva grandi apparati industriali, nel dicembre del
          1918 negli stabilimenti militari il personale era rappresentato dal 26 per cento di don-
          ne, soprattutto tipografe e dal 12 per cento di ragazzi .
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             Tutti abbiamo presenti le fotografie delle operaie, immortalate in mezzo a enormi
          obici, in tuta da lavoro, in cameroni immensi, orgogliosamente in posa per le foto. Que-
          sta “nuova” classe operaia presente massicciamente, occorre sottolinearlo di nuovo,
          solo nei grandi centri industriali e dove vi erano fabbriche ausiliarie di materiale bellico,
          era il più delle volte proveniente dal contado o proprio dalle campagne, lontane anche
          ore dalle officine. Di fronte al fenomeno di questa visibilità femminile, i contemporanei
          riempivano la stampa con foto e con commenti lusinghieri sottolineando, quasi con
          meraviglia, come fatto per le lavoratrici agricole, che le donne si rivelavano espertissime
          anche in ruoli fino ad allora svolti da uomini, al tornio, alla fresa e così via.
             I dati e le numerose indagini coeve ci descrivono le donne in fabbrica e ci danno
          i numeri del fenomeno, ma nulla dicono sulle complesse reazioni femminili a questa
          nuova esperienza; e su questo hanno lavorato gli storici, sottolineando cosa può ave-
          re significato per le donne che per la prima volta venivano a contatto con la realtà


          11  Sono molti i lavori dedicati alla Mobilitazione industriale. Si rinvia a Luigi .Tomassini,( La Mobili-
             tazione industriale in Italia. 1915-1918, Napoli, Esi, 1997) e ai primi importanti studi su questo tema
             raccolti in Stato e classe operaia in Italia durante la prima guerra mondiale, a cura di G. Procacci, Milano,
             Franco Angeli, 1983.. Per le conseguenze sulla salute femminile legata al lavoro in fabbrica si rinvia
             al classico lavoro di Giorgio Mortara, La salute pubblica in Italia durante e dopo la guerra, Bari, Laterza,
             1925.
          12  Comune di Roma, Ufficio Municipale del Lavoro, Resoconto di alcune indagini per gli studi relativi al dopo-
             guerra, Roma, 1918.







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