Page 188 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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188 il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso
Conclusioni
Durante il periodo di belligeranza la tenuta della Pubblica Sicurezza fu messa
alla prova duramente.
Per «salvaguardare le spalle dell’Esercito» e fronteggiare il “nemico interno”,
essa seppe affrontare con capacità, determinazione e coraggio i molti compiti
che le furono affidati dalla legislazione in tempo di guerra, i quali si andarono ad
aggiungere a quelli ordinariamente svolti:
tutela dell’ordine pubblico; dei beni degli sfollati lasciati incu-
stoditi; vigilanza ai siti di interesse militare; il presidio delle fron-
tiere, della rete ferroviaria e dei porti; il controllo su persone e
traffici commerciali; l’esecuzione dei provvedimenti dei tribunali
militari e civili, delle autorità amministrative e sanitarie; il soste-
gno alle popolazioni colpite da incursioni aeree o navali in loca-
lità lontane dal fronte e nelle zone costiere; la polizia politica e
i numerosi altri servizi di natura riservata o militare; l’anagrafe
e la vigilanza degli stranieri sospetti; l’acquisizione e il riscontro
di informazioni su persone, gruppi, associazioni, partiti politici,
imprenditori, industriali e finanzieri, agenzie di stampa, giornali
e giornalisti e, dopo il 1917, con il deterioramento dello «spirito
pubblico» anche sugli imboscati.
Le difficoltà e le ristrettezze della guerra, che gravarono non poco sulla sua
efficienza e tenuta organizzativa, non le impedirono tuttavia di elaborare stra-
tegie di contrasto efficaci e vincenti, sia nell’ambito del controspionaggio civile
che nella lotta ai disertori e alla piaga endemica dell’abigeato che, soprattutto
nelle regioni meridionali, rischiava di divenire monopolio delle molte consorte-
rie mafiose per gli ingenti profitti illeciti da essa derivanti.
Tutto ciò fu reso possibile grazie a funzionari e poliziotti infaticabili, motivati
dall’amor di Patria e dall’alto senso dello Stato, cui dobbiamo riconoscenza e
gratitudine imperiture.

