Page 194 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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194 il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso
nisce dell’esercito italiano in rotta dopo Caporetto, i Carabinieri sono rappre-
sentati come esecutori di disertori o di soldati su cui si abbatte l’esile sospetto
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del generale Andrea Graziani, ispettore generale del movimento di sgombro .
Anche il racconto che Hemingway attribuisce ad alcuni protagonisti del romanzo
li allontana dalla realtà: “«i granatieri sono grandi» disse Manera. Era uno scher-
zo. Risero tutti. «C’era, tenente, quando non hanno voluto attaccare e li hanno
fucilati uno ogni dieci?» «no». «è vero. Li hanno messi in fila e ne hanno preso
uno ogni dieci. Gli hanno sparato i carabinieri». «Carabinieri» disse Passini e
sputò per terra «ma quei granatieri; tutti più di uno e ottanta. Non hanno voluto
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attaccare». «Se nessuno volesse attaccare, la guerra finirebbe» disse Manera” .
Ecco dunque come la rappresentazione romanzesca entrò nella realtà trasfor-
mandola, lasciando il lettore privo di elementi d’informazione che emergono in
altri testi.
Così, bisogna ricorrere alla lettura di Fernanda Pivano per scoprire che He-
mingway scrisse il romanzo pensando ad una realtà completamente diversa, cioè
alla sua esperienza da giornalista vissuta durante la disastrosa ritirata del 1922
subita dall’esercito greco in Tracia dopo la sconfitta ricevuta per mano dei turchi
alla fine della guerra greco-turca (1919-1922) .
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Sicuramente vi furono degli elementi autobiografici, ma l’autore volle ro-
manzare con i suoi occhiali da giornalista la tragedia greca trasformandola in
una vicenda italiana.
Non si dimentichi che la situazione, dopo la penetrazione austro-tedesca a
Caporetto, fu molto difficile anche per il Paese annichilito dalla notizia e per
l’impatto che ebbe sulla stampa internazionale.
Però non va neppure taciuto che in quei giorni difficili non vi erano solamente
i militari che si allontanavano dalla prima linea verso le retrovie, ma intere unità
organiche dell’Esercito si batterono con coraggio e abnegazione cadendo sul
terreno o finendo prigionieri con le armi ancora in pugno .
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Occorre riconoscere, ad onore del vero, che la coscienza di sé di tali Unità
combattenti non può essere collegata, neppure lontanamente, alla presenza dei
10 Si veda a proposito Ernest Hemingway, Addio alle Armi, Arnoldo Mondadori Editore Milano
1956, pp. 211-212 che fornisce un ritratto piuttosto duro.
11 E. Hemingway, Addio alle Armi cit. p. 52.
12 Fernanda Pivano è stata la più importante traduttrice di Hemingway dall’inglese all’italiano.
Fernanda Pivano, Hemingway, Bompiani editore, 1985, si veda in particolare il capitolo
“1921-1922 – Parigi-Genova-Smirne-Losanna” e Rosella Mamoli Zorzi, Ironia della sorte:
il monumento a Hemingway a Fossalta di Piave in Cristina Beltrami (a cura di), I monumenti
della Grande Guerra - “Elephant & Castle – laboratorio dell’immaginario”, dicembre 2015,
p. 11.
13 Da ultimo Emilio Gentile, Due colpi di pistola dieci milioni di morti – la fine del mondo,
Laterza, Roma-Bari, 2015, p. 79.

