Page 323 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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IV SeSSIone - ASpettI del conflItto Sul fronte Interno 323
fine della Triplice Alleanza e convinto, come molti, della rapida vittoria tedesca
insisteva sulla necessità per l’esercito di prepararsi a fronteggiare la vendetta
teutonica, mancando di mezzi, parchi d’assedio, indumenti, vettovagliamento,
corpo ufficiali e anche lavori di sistemazione delle strutture difensive a nord est.
Evidente era, dunque, la necessità di stanziamenti adeguati per un esercito di
vaste dimensioni. Grandi, invece, si sarebbe accontentato della chiamata di due
classi di leva e di una mobilitazione parziale di circa 6-8 Corpi d’armata per far
fronte ad ogni evenienza.
Tale visione di Grandi era motivata sia dalle lacune dell’esercito sottoline-
ate da Cadorna, sia da considerazioni di natura politica, dal momento che una
mobilitazione generale avrebbe provocato i sospetti delle potenze della Tripli-
ce, facendo si che la posizione dell’Italia uscisse dalla condizione di neutralità
per divenire una neutralità armata . Al di là del braccio di ferro tra i due, che
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si protrasse con punte di intensità elevata per tutto l’agosto e il settembre del
1914 , appare chiaro che in gioco ci fossero diverse valutazioni degli eventi. Se
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per Cadorna la Triplice Alleanza era finita e, dunque, era giocoforza necessario
provvedere a un riarmo dell’esercito che sarebbe servito sia in caso di intervento
a fianco dell’Intesa sia in caso di vittoria della Germania e dell’Austria-Ungheria
che avrebbero fatto pagare all’Italia il suo mancato intervento, per Grandi la
dichiarazione di neutralità doveva essere sincera e duratura, valida come linea
strategica del Governo. Questa dura contrapposizione rappresentò, in realtà, le
due linee politiche che si delinearono in quel momento: quella più prudente e
timorosa tenuta dal Gabinetto, preoccupato dei successi tedeschi dell’agosto, e
quella più incline a valutare pragmaticamente il quadro internazionale incarnata
dal sovrano, che non celava sia la convinzione che il piano offensivo germanico
non si sarebbe realizzato, sia la contentezza per le sconfitte austriache in Gali-
zia . Il sovrano, dunque, sembrava propendere per la posizione del suo Capo di
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stato maggiore che, pur con un’eccessiva rudezza e impetuosità, esprimeva le
esigenze dell’esercito e il mutato quadro internazionale nel quale si era venuta a
trovare l’Italia.
La tensione tra Cadorna e Grandi fu tenuta sotto controllo dai circoli gover-
nativi, nella convinzione che occorresse aspettare l’evoluzione degli avvenimen-
ti militari e, nel contempo, cercare di tranquillizzare le cancellerie europee sul
mantenimento della neutralità italiana e provvedere al riarmo. Constatata l’im-
preparazione, a partire dai primi di settembre continui furono gli scambi episto-
15 Il carteggio Cadorna-Grandi è conservato in AUSSME, G9, B. 7, Fasc. 7.
16 Sul braccio di ferro tra Cadorna e Grandi si veda F. Perfetti, Domenico Grandi, liberale giolit-
tiano e Ministro della Guerra, in F. Perfetti (a cura di), La Grande Guerra e l’identità nazio-
nale. Il primo conflitto mondiale nella politica e nelle istituzioni, Le Lettere, Firenze, 2014, pp.
120-60.
17 F. Martini, Diario, G. De Rosa (a cura di), Mondadori, Milano, 1966, 22 agosto 1914, pp. 50-1.

