Page 327 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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IV SeSSIone - ASpettI del conflItto Sul fronte Interno 327
cui tale richieste venivano fatte e neanche sulle ripercussioni delle scelte prese
dal Comando supremo. Questo perentorio atteggiamento di Cadorna fu certo un
limite caratteriale, ma dipese anche dalle sollecitazioni alle quali fu sottoposto
dall’inizio delle operazioni militari. Queste, infatti, furono meno rapide di quan-
to si fosse supposto e l’esercito italiano non riuscì a sfondare le solide posizione
austriache, trovandosi da subito bloccato in una usurante guerra di posizione.
Questa situazione dipese senz’altro dall’infelice linea di combattimento italiana,
la famosa S capovolta eredità del confine stabilito nel 1866, e dal fatto che gli
austriaci, difendendosi, occupavano le cime con un esercito già preparato da un
anno di guerra, mentre gli italiani, dovendo combattere lungo una direzione che
dal fondo valle doveva raggiungere le vette, si trovavano in difficoltà. A questa
situazione, oggettivamente difficile, va sommata la considerazione che, malgra-
do gli sforzi compiuti in 10 mesi, il Regio esercito non poteva paragonarsi con
gli eserciti degli altri paesi e neanche con quello austro-ungarico, per esperienza
e, soprattutto, per le dotazioni belliche. Quanto ciò dipendesse da errori di valu-
tazione del Comando supremo, come farebbe supporre per esempio Albertini per
quanto riguarda l’utilizzo dell’aviazione , quanto, invece, dalla scarsità dei mez-
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zi finanziari a disposizione per una guerra di vaste proporzioni e “lunga”, non
rientra nell’oggetto del presente lavoro; certo è che le offensive del 1915 furono
spesso arrestate e non diedero i frutti sperati non tanto per l’inadeguatezza della
strategia adottata dal Comando supremo, il “famoso” attacco frontale, che era
quello utilizzato in tutti gli altri scacchieri, eccettuato quello a est, di un conflitto
ormai trincerato, quanto per la mancanza di bocche da fuoco, di munizioni per
le artiglierie, di mitragliatrici, di fucili e anche di pinze tagliafili . Tutto ciò fece
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sì che sin dagli inizi delle operazioni militari, Cadorna fu sottoposto a una pro-
gressiva pressione sia da parte del Capo del Governo, sia da parte dei ministri,
che si mostravano scontenti dell’andamento delle operazioni militari, che, nelle
speranze del Gabinetto, dovevano portare a successi immediati e a conquistare
Gorizia entro il dicembre del 1915. A fronte della lentezza delle operazioni, cir-
colarono sin dall’estate delle critiche verso la conduzione delle operazioni e voci
sulla prossima sostituzione del Comandante supremo. Tutto ciò non dipendeva
da un atteggiamento schizzo frenico del Governo, bensì dalle modalità con le
quali si era entrati in guerra. Salandra e Sonnino erano consapevoli di aver di
fronte un Parlamento giolittiano, nella sostanza ostile alla guerra; un Parlamento
che si era piegato, come il suo leader Giolitti, solo quando, dietro il dibattito
politico del maggio del 1915, fu chiara la volontà del sovrano di allearsi con la
26 L. Albertini, op. cit., 18 ottobre 1915, p. 180.
27 F. degli Azzoni Avogadro, L’amico del Re. Il Diario di guerra inedito dell’aiutante di campo
di Vittorio Emanuele III, vol. I (maggio 1915-marzo 1916), Gaspari editore, Udine, 2009, 4
novembre 1915, p. 111 e 31 marzo 1916, p. 158.

