Page 329 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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IV SeSSIone - ASpettI del conflItto Sul fronte Interno              329


             razioni che non era affare governativo, ma che doveva essere lasciato in mano
             ai militari; i “politici”, altresì, polemizzavano sulla scarsezza dei risultati strate-
             gici raggiunti e, quindi, sulla necessità di cambiare strategia e, eventualmente,
             il Capo di stato maggiore, sull’invadenza del Comando supremo nelle decisioni
             politiche, sulle richieste perentorie e quasi dittatoriali di Cadorna e sulla sua
             noncuranza per le ricadute politiche e finanziarie delle richieste effettuate. Un
             quadro esplosivo, che bene emerge dalla memorialistica del periodo , che a più
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             riprese rischiò di esplodere, con annuncio di dimissioni, poi ritirate, sia da parte
             di Cadorna, sia da parte di Sonnino, e con alterchi in Consiglio dei ministri, al
             limite dello scontro fisico. Appare chiaro, dunque, come le vicende belliche e i
             processi da esse avviati ponessero sul tappeto in maniera cruda le relazioni tra
             vertici politici e militari.
                Tali contrasti, quasi naturali in considerazione dell’eccezionalità dell’evento
             della prima guerra mondiale, in Italia si inserirono nel più ampio quadro della
             mancata parlamentarizzazione del sistema politico e del ruolo della monarchia.
             Come già anticipato, infatti, se in Inghilterra la monarchia aveva sostanzialmen-
             te rinunciato ad esercitare, a quella data, un potere politico attivo , in Italia la
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             corona non aveva mai smesso i suoi poteri, quelli derivategli dallo Statuto e, in
             particolar modo, dall’art. 5; sicché in questo duro contrasto tra mondo politico
             e militare, il Re costituì un punto di riferimento sia per l’uno che per l’altro.
             Se si scorrono, infatti, le pagine del diario dei Ministri Ferdinando Martini e
             Vincenzo Riccio appare chiaro come la figura del sovrano svolgesse un ruolo di
             primo piano nel cercare di dirimere i contrasti, nel mitigare ora l’uno ora l’al-
             tro dei contendenti, ripianando tensioni, suggerendo migliori consigli, cercando,
             insomma, di essere l’arbitro della situazione, un arbitro al quale si rivolgevano
             i protagonisti per districare le questioni più spinose. Già il riconoscere questo
             ruolo del sovrano stava a dimostrare una certa subalternità del Capo del Gover-
             no verso il Re o, quantomeno, il riconoscere alla corona un potere di intervento
             ultimo che, se da un lato serviva alla classe politica per scaricarsi delle decisioni
             più controverse, dall’altro portava il sovrano a esercitare poteri di intervento che
             sembrava si fossero attenuati nel precedente periodo giolittiano. Se questo potere
             di intervento era sempre stato appannaggio della corona, riconosciuto dalla stes-
             sa classe dirigente liberale soprattutto nei momenti di crisi del sistema politico,
             ci sembra di poter intravedere nel corso della guerra una maggiore accentuazione
             di tali poteri, che influiva sulla parlamentarizzazione del sistema.
                Sottolineiamo questo aspetto perché, di fronte al continuo e snervante con-
             flitto tra Gabinetto e Comando supremo, malgrado i tentativi di mediazione, di
             smussare gli angoli, di attenuare la conflittualità, il sovrano, nei momenti di più


             32  L. Albertini, passim; F. Martini, passim; V. Riccio, passim.
             33  F. Le Moal, op. cit., p. 121.
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