Page 334 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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334           il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso


             do supremo e i generali sul campo prendere quei provvedimenti necessari per
             guarnire adeguatamente la frontiera. A farne le spese nell’immediato fu Roberto
             Brusati, fratello del primo aiutante di campo del Re, Ugo, che venne sostituito
             con il generale Guglielmo Pecori Giraldi. La notizia fu per il Governo un ulterio-
             re choc, dopo la ritirata da Durazzo; dopo mesi di offensive non solo non si erano
             fatti sostanziali progressi e non si era riusciti a prendere Gorizia, ma si subiva
             anche un rovescio militare del quale non si conoscevano neanche le reali propor-
             zioni. In effetti, anche in questo caso Cadorna peccò di dialogo con il Governo,
             comunicando in maniera molto laconica l’andamento delle operazioni militari e
             la critica situazione del fronte, arrivando addirittura a delineare un ripiegamento
             generale alla linea del Piave qualora non si fosse riusciti ad arrestare l’azione
             austro-ungarica. Tale decisione di Cadorna, ovviamente, mandò su tutte le furie
             Salandra e i suoi ministri, i quali rivendicarono al solo Governo una scelta di
             quella portata che non poteva avere che disastrose conseguenze politiche. Non
             solo. Per molti, visto il venir meno dell’infallibilità di Cadorna, era venuto il mo-
             mento di fare i conti con il generale. In gioco c’era di nuovo la delimitazione di
             sfere di influenza e una certa incomunicabilità tra i due mondi. Se lo spostamen-
             to della linea di confine avrebbe dato all’esercito, come avvenne, infatti, dopo
              Caporetto, una linea più difendibile, certo è che ciò avrebbe avuto conseguenze
             politiche devastanti, di cui Cadorna non si preoccupò mai troppo, per un paese
              che era entrato in guerra contro la sua volontà e persuaso a forza grazie all’idea
              di un conflitto di breve durata. Come si poteva pensare a un ridispiegamento
              dell’esercito senza che questo avesse comportato la caduta del Governo? È chia-
             ro che vi erano in gioco interessi diversi e contrastanti: per il Gabinetto Salandra
             c’era la necessità di sopravvivere ai difficili flutti politici in cui si barcamenava,
             per il Comandante supremo l’obiettivo ultimo era quello di vincere la guerra, a
             tutti i costi. In questa contrapposizione, l’atteggiamento del Re, di nuovo, fu di
             sostegno a Cadorna e alla sua interpretazione delle priorità. I Governi passavano,
             la monarchia restava e doveva fare tutti gli sforzi per vincere la guerra. Per ciò, il
             sovrano dapprima sostenne Cadorna nel suo rifiuto dell’indizione di un consiglio
             di guerra nel quale sarebbe stato chiaramente processato per la sua défaillance,
             poi indusse lo zar Nicola II, suo amico personale, a sferrare un’offensiva con-
             tro l’Austria-Ungheria affinché si alleggerisse il fronte italiano . Di nuovo il re
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             mostrò di agire a tutto campo e si prodigò per sostenere Cadorna e per cercare di
             evitare la sconfitta militare. Di lì a poco l’esercito riuscì a riprendersi, a ricaccia-
             re indietro l’offensiva straniera e, poi, nell’estate del 1916 a occupare finalmente
             Gorizia. A quella data, però, il Governo Salandra non c’era più, sostituito dal
             “Ministero nazionale” di Paolo Boselli. La Strafexepedition era stata, dunque,
             fatale al Governo, determinandone la caduta. Ma l’offensiva austro-ungarica fu


             45  T. Torella di Romagnano, op. cit., p. 68.
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