Page 333 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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IV SeSSIone - ASpettI del conflItto Sul fronte Interno              333


             facile quello di Salandra, ossia di barcamenarsi in uno scontro che rischiava di
             mettere alla luce del sole non solo i dissidi interni al Gabinetto, già debole per
             la strategia adottata dal politico pugliese di non inserimento degli interventisti,
             ma anche lo scontro più sistemico e più profondo tra monarchia e Governo nel
             tentativo di ripensare, in forma pratica e non teorica certo, ma di ripensare la
             delimitazione dei poteri tra corona e classe dirigente, cercando di riequilibrare
             il potere che la monarchia, grazie al sostegno a Cadorna, stava assumendo sia in
             campo militare sia in campo diplomatico.
                Come si risolse questo contrasto? A sciogliere il nodo della contrapposizione
             intervenne lo sfondamento austro-ungarico che costrinse gli italiani ad abban-
             donare Durazzo in maniera precipitosa e poco onorevole, a lasciare sul campo
             approvvigionamenti e armi e a uccidere tutti i cavalli che non potevano essere
             trasportati via nave. Questa “fuga” delle truppe italiane costituì uno choc per il
             Governo, dal momento che in un precedente incontro Sonnino si era piegato a
             ritirare le truppe da Durazzo; promessa che, evidentemente, non mantenne, sup-
             portato da Zupelli. A quel punto fu chiaro che bisognava trovare il responsabile
             di tale vicenda; non potendo sconfessare Sonnino che il Presidente del consiglio
             aveva voluto fortemente accanto a se, malgrado alcune resistenze del sovrano ,
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             e che assicurava la continuità della politica estera governativa, fu il ministro
             della Guerra ad essere sacrificato, sostituito dal generale Paolo Morrone, segno
             che il braccio di ferro con Cadorna era stato definitivamente perso. In effetti, la
             sostituzione del generale istriano testimoniò il trionfo indiscusso di Cadorna che
             aveva fatto di Zupelli il suo nemico personale, tanto da annunciare più volte le
             dimissioni nel caso fosse rimasto nel Gabinetto. Ma fu la vittoria di Cadorna su
             tutto il Ministero che, a più riprese, aveva tentato di mettere in discussione il suo
             piano strategico, giungendo, infine, a pensare seriamente alla sua destituzione.
             Una vittoria, però, che non si spiega in queste proporzioni se non si pone atten-
             zione al sostegno costante che il Re diede al “suo” generale; certo il sovrano cer-
             cò di smussarne le asperità di carattere, certo il sovrano si recò più volte a Roma
             per mediare tra Cadorna e Sonnino, Cadorna e Zupelli, Cadorna e Salandra, con-
             figurandosi sempre come elemento di equilibrio e temperando gli animi. Ma da
             ultimo, sulle scelte che riteneva indispensabili per la conduzione della guerra e
             per portare l’Italia alla vittoria, il sovrano puntò le sue carte sempre sul Coman-
             dante supremo. Fiducia nell’ingegno di Cadorna? Sfiducia nelle qualità politiche
             e personali della classe di governo? Probabilmente entrambe le considerazioni,
             fatto sta che il Re fece in modo che Cadorna restasse sempre al suo posto. Ciò
             avvenne anche dopo gli avvenimenti della primavera-estate del 1916 quando
             l’esercito italiano si trovò impreparato di fronte all’offensiva austro-ungarica in
             Trentino; un’offensiva che in parte si aspettava e che non aveva visto il Coman-


             44  F. Le Moal, op. cit., pp.162-63; T. Torella di Romagnano, op. cit., p. 66.
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