Page 331 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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IV SeSSIone - ASpettI del conflItto Sul fronte Interno              331


             campo , ci rende maggiormente quel legame tra Cadorna e Re che, se non basato
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             su sincero affetto vista la natura introversa e solitaria del sovrano e il carattere
             permaloso e da prima donna del generale, era puntellato da una comune visione
             delle operazioni militari e da una critica valutazione della lotta politica. Ciò non
             vuol dire certo che nell’animo di un Re come Vittorio Emanuele III albergassero
             sentimenti lontani dal rispetto scrupoloso e formale delle norme costituzionali;
             ma era chiaro, per Cadorna come per il sovrano, che l’eccezionalità della guerra
             richiedeva che la normale dinamica dei rapporti tra mondo politico e militare
             fosse alterata a favore, ovviamente, del côté militare.

             Il 1916 tra sconfitte e vittorie
                Se il 1915 si era chiuso con una tensione crescente tra Governo e Comando
             supremo, nei primi mesi del 1916 questa situazione divenne dirompente per gli
             equilibri interni al sistema politico. In gioco non c’era più lo scontro personale e
             politico tra Cadorna e i vari ministri, ma venne in risalto uno scontro più sottile,
             più sfumato, che riguardava l’individuazione della politica estera del Governo.
             Come già sottolineato, lo Statuto Albertino riconosceva al sovrano, oltre al con-
             trollo sulle forze armate, anche quello sulla politica estera,  attributo che non era
             mai stato dismesso dai sovrani sabaudi. Quindi, una politica estera che spesso si
             sovrapponeva a quella governativa, la orientava e, a volte, procedeva parallela;
             aspetto, questo, che risultava evidente sia agli osservatori italiani sia a quelli
             stranieri. A tal riguardo, basti pensare al nuovo orientamento della politica estera
             italiana al momento dell’ascesa al trono di Vittorio Emanuele III, alla sua atten-
             zione al mondo balcanico e ai passaggi decisivi della dichiarazione di neutralità,
             della stipula del Patto di Londra e, infine, dell’ingresso in guerra. Scoppiato il
             conflitto, il Re non cessò tale funzione, anzi, fu proprio durante gli avvenimen-
             ti militari che Vittorio Emanuele III la esercitò maggiormente. In effetti, se si
             scorre il lungo elenco delle missioni alleate, politiche o militari che fossero, che
             andarono a trovare il Re al fronte, ancor prima di giungere a Roma, si comprende
             come i vertici delle potenze straniere vedessero nella monarchia l’elemento di
             continuità che solo poteva dare garanzie sul mantenimento degli impegni presi e
             sulla stabilità del sistema politico .
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                Stupisce, dunque, ancor di più il fatto che tra la fine del 1915 e il 1916 si
             delineò una direttrice di politica estera e militare che era in aperto contrasto con
             quanto voluto e consigliato dal sovrano. Probabilmente nel tentativo di ritagliarsi


             41  F. degli Azzoni Avogadro, L’amico del Re. Il Diario di guerra inedito dell’aiutante di campo
                di Vittorio Emanuele III, vol. II (1916), Gaspari editore, Udine, 2011, 11 giugno 1916, pp. 64-
                5.
             42  Sulle missioni alleate al fronte si vedano i tre volumi di F. degli Azzoni Avogadro, op. cit.,
                nonché le memorie personali dei capi di stato e ministri stranieri.
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