Page 326 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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326           il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso


             Spingardi. Alla vigilia della dichiarazione di guerra all’Austria-Ungheria, il so-
             vrano firmò il decreto che affidava l’unicità del comando al generale Cadorna
             che “ebbe così rispettata la sua piena autorità per quanto riguardava le operazioni
             di guerra. Il decreto però lasciava nell’ombra tutto quanto era preparazione di
             uomini e di armi, il munizionamento e la parte finanziaria” . Cadorna, si sarebbe
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             accontentato di essere “solo” il Comandante supremo?

             Il difficile 1915
                Il quadro dei rapporti tra vertici politici e militari, delineato nelle pagine pre-
             cedenti, subì una progressiva evoluzione all’indomani dell’ingresso dell’Italia
             nel conflitto. Sin dall’estate e fino alla caduta del Governo Salandra, punto ad
             quem del nostro studio, si assisté a una progressiva tensione, a volte fortissima,
             tra i due “mondi”. Se questa tensione, come ricordato da Emilio Gin, si inserì
             “nel contesto più generale di fortissima tensione tra potere militare e politico che
             la guerra produsse in tutte le realtà da essa coinvolte e che sfociò in un equilibrio
             differente a seconda della pressione degli eventi e del contesto istituzionale e
             politico di partenza” , essa fu accentuata da una serie di fattori, evidenziati dalla
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             storiografia .
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                Innanzitutto, lo scontro che si venne a instaurare tra vertici politici e mi-
             litari, e che perdurò fino al 1917, fu determinato dalla volontà di Cadorna di
             chiudere tutto il discorso dei suoi rapporti con il Governo solo nella conduzione
             dell’esercito alla vittoria finale. Cadorna, pur dimostrando di avere capacità mi-
             litari indubbie e di riuscire a condurre un esercito di dimensioni tali che l’Italia
             mai aveva messo in campo, trascurò qualsiasi rapporto “politico”, o se voglia-
             mo “diplomatico”, con il Governo. Per Cadorna, infatti, non era rilevante che
             il Gabinetto fosse informato, se non attraverso laconici e brevi comunicati, né
             dell’andamento delle operazioni miliari né tanto meno dei piani strategici del
             Comando supremo; quelli spettavano a lui e, a volte, al sovrano. Compiti del
             Governo erano quelli di fornire i mezzi finanziari, gli uomini e gli armamenti
             necessari affinché la guerra fosse vinta, senza curarsi né delle reali capacità del
             paese, né delle difficoltà del Ministero. Il discorso, appunto, si apriva e si chiude-
             va con le dure necessità della guerra, che doveva essere vinta a tutti i costi, senza
             alcuna riflessione attenta sulle conseguenze delle richieste, sulle modalità con




             23  F. Cognasso, I Savoia, Dall’Oglio, Varese, 1981, p. 881; F. Le Moal, Vittorio Emanuele III,
                Led, Gorizia, 2016, p. 187.
             24  E. Gin, Il generale “debole”. Cadorna e la condotta della guerra, relazione presentata al
                convegno La Guerra di Cadorna 1915-1917, Università di Trieste, 2-4 novembre 2016.
             25  Tra i molti volumi, citiamo i principali: P. Melograni, Storia politica della Grande Guerra,
                Mondadori, Milano, 1997; M. Isnenghi-G. Rochat, La Grande Guerra 1914-1918, il Mulino,
                Bologna, 2008.
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