Page 325 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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IV SeSSIone - ASpettI del conflItto Sul fronte Interno              325


             generale, si cominciò a delineare sin da questo periodo un asse ben preciso, più
             o meno esplicitato, più o meno lineare, tra Cadorna e Vittorio Emanuele III che
             li vedeva allineati nel tentativo di portare l’Italia in guerra, a fronte di un paese
             e di una Camera ostile; e che li vedrà, poi, uniti nella visione degli avvenimenti,
             politici e militari, per tutto il corso del conflitto, almeno fino a quando Cadorna
             resterà alla guida del Regio esercito, ossia fino alla sconfitta di Caporetto. Un
             asse che si era costituito già al momento della nomina di Cadorna a Capo di
             stato maggiore; un generale scelto per le sue qualità militari e per essere anche
             l’unico in grado di sostituire Pollio, ma che era congeniale al sovrano anche per
             altri motivi. Erano note, infatti, al Re i desiderata di Cadorna in caso di conflitto,
             ossia la volontà di una unicità di comando, resa tanto più necessaria agli occhi
             del generale per evitare i disastri della guerra del ’66 dove la duplicità di guida
             La Marmora-Cialdini aveva dato cattiva prova di se .
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                Non era forse questo, come gli eventi avrebbero mostrato, anche i desiderata
             del Re, che aveva bene in mente quanto fosse uscita scossa dal punto di vista
             militare la figura di Vittorio Emanuele II dopo Novara e Custoza? Non si attana-
             gliava Cadorna perfettamente alla personalità di un sovrano schivo e introverso
             e, soprattutto, desideroso di essere “politicamente invisibile”, il più possibile co-
             stituzionale, pur non rinunciando, concretamente, a svolgere il suo ruolo di guida
             e di ispiratore della politica estera italiana? Cadorna, con il suo temperamento
             e anche con il voler portare a compimento l’eredità paterna, quella risorgimen-
             tale appunto, dovette sembrare la personalità ideale per il sovrano, quella su cui
             puntare le fortune della sua casa e del suo paese. Tant’è che la nomina di Vittorio
             Italico Zupelli a ministro della Guerra fu esplicitamente voluta da Cadorna ,
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             ma trovò il consenso di Salandra e soprattutto della corona; la nomina del primo
             ministro istriano della storia d’Italia, se da un lato testimoniava la “passione”
             irredentistica del Re, dall’altro, simboleggiava il successo di Cadorna nel suo
             braccio di ferro col Governo e, segnatamente, con il ministro Grandi.
                Superato lo scoglio del rimpasto ministeriale, la questione dei rapporti tra
             Comando supremo e Governo, almeno nella figura del ministro della Guerra,
             vennero risolti e nei mesi successivi il duo Cadorna-Zupelli procedette di co-
             mune accordo al pronto riarmo dell’esercito che, seppure non in grado ancora di
             gareggiare da pari a pari con quello delle altre potenze europee, era uscito dalla
             condizione di profonda prostrazione nella quale si era trovato sotto la gestione


             21  U. D’Andrea, op. cit., pp. 242-43. Furono proprio queste posizioni di Cadorna che nel 1908
                fecero propendere il sovrano in favore di Pollio, L. Cadorna, Lettere famigliari, (a cura di),
                R. Cadorna, Mondadori, Milano, 1967, pp. 86-92; cfr., L. Ceva, Teatri di guerra. Comandi,
                soldati e scrittori nei conflitti europei, Franco Angeli, Milano, 2005, pp. 41-64.
             22  Sulla nomina di Zupelli si veda la corrispondenza in ACS, Archivio Antonio Salandra, b. 8,
                fasc. 8.56. Cfr., V. Riccio, Il diario di un ministro nel primo periodo della grande guerra,
                Archivio Centrale dello Stato, Roma, 2015, 15 luglio 1915, p. 112.
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