Page 328 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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328           il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso


             Triplice Intesa. Ne differente era l’atteggiamento del paese, anche esso se non
             dichiaratamente ostile al conflitto, quanto meno privo di particolari entusiasmi
             per la “Quarta guerra del Risorgimento”. Questa situazione aveva indotto il Go-
             verno a convincersi e a cercare di convincere paese ed oppositori politici che la
             guerra sarebbe stata di breve durata e che presto si sarebbe arrivati a Vienna .
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             Ma ciò che poteva essere buono per scopi propagandistici, si ritorse contro nel
             momento che dal piano della propaganda si scese su quello della dura realtà della
             guerra guerreggiata. In questo contesto il mancato raggiungimento di successi
             decisivi nel corso del 1915 non solo indeboliva la compagine governativa, ma
             faceva si che essa dovesse far fronte ad esigenze finanziarie che non erano state
             preventivate. A ciò si aggiunga l’errore di Salandra di isolarsi dal fronte degli
             interventisti che era risultato decisivo nel maggio del 1915 . Un isolamento che
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             dipendeva in parte dal carattere del Presidente del consiglio , dall’altro dalla sua
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             convinzione di essere l’uomo destinato a compiere il Risorgimento nazionale,
             erede più diretto e sincero di quella Destra Storica che aveva fatto il paese e che,
             con la vittoria, avrebbe riaffermato la sua primogenitura e supremazia nel qua-
             dro politico che si era venuto a costituire dalla fine dell’800 e durante il periodo
             giolittiano. Un isolamento che, da ultimo, fu una causa non minore della crisi go-
             vernativa del giugno 1916 ; per tale motivo, i successi militari dovevano com-
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             pensare tutti i limiti della strategia di Salandra e tutti i limiti, finanziari, militari
             e politici, con i quali il Ministero era entrato in guerra. Quanto detto non va nella
             direzione di una critica acre verso l’intervento italiano nella Grande Guerra, ma
             in quella di un’analisi, il più possibile oggettiva, dei limiti con cui ‘la più piccola
             delle grandi potenze’ entrò nel conflitto.
                Non bisogna stupirsi, dunque, che sin dall’agosto del 1915 e fino al 1916 si
             assisté a un duro scontro, a tratti personale, che vide coinvolti Cadorna da un lato
             e, dall’altro, nell’ordine, Zupelli, Martini, Salandra, Sonnino e Orlando, ossia
             gran parte del Gabinetto. Uno scontro fatto si di caratteri, ma che testimoniava
             una forte e continua tensione tra vertici politici e militari desiderosi, ciascuno
             per proprio conto, di delimitare la propria sfera di influenza nella conduzione
             della guerra, a danno, ovviamente, dell’altra parte. Così, Cadorna lamentava la
             mancanza di mezzi per condurre le operazioni, la tiepidezza interventista di Sa-
             landra e la sua subalternità a Sonnino, la supremazia nella conduzione delle ope-


             28  Senz’altro il Governo fu supportato in tali dichiarazioni anche dalle esternazioni di Cadorna
                che, ovviamente, non potevano essere differenti.
             29  Su tali vicende mi si permetta di rimandare ai saggi contenuti in L’Italia neutrale 1914-1915,
                G. Orsina-A. Ungari (a cura di), Rodorigo editore, Roma, 2016.
             30  Su questo si veda l’acuta analisi del carattere di Salandra contenuta in F. Lucarini, La carriera
                di un gentiluomo. Antonio Salandra e la ricerca di un liberalismo nazionale (1875-1922), il
                Mulino, Bologna, 2012.
             31  L. Albertini, passim; M. Isnenghi-G. Rochat, passim; P. Melograni, passim.
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