Page 35 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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I SeSSIone - l’evoluzIone InternazIonale del ConflItto               35



             L’Albania
                Tra il settembre  e l’ottobre del 1915 l’esercito  austro-ungarico, sostenuto
             dall’11ª Armata tedesca, crea una vasta testa di ponte a sud della Sava e del
             Danubio, costringendo i serbi a ritirarsi verso sud. Il 9 ottobre, dopo pesanti
             bombardamenti, Belgrado è occupata mentre la settimana successiva l’esercito
             bulgaro avanza in Macedonia. Questo è il contesto che porta alla decisione di
             rafforzare la presenza italiana in Albania e che convince francesi e britannici ad
             insistere sui piani per la creazione di una testa di ponte a Salonicco. Nonostante
             l’intervento franco-britannico, l’esercito bulgaro riesce comunque ad avanzare,
             rendendo disperata la posizione della Serbia.
                A questo punto, l’esercito serbo tenta di ritirarsi verso l’Albania nel tentativo
             di sfuggire alla distruzione.   Giunti nel nord dell’Albania, al 31 dicembre 1915,
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             i serbi dispongono ancora di circa 140.000 uomini, schierati tra San Giovanni di
             Medua e Durazzo.
                La posizione italiana sul destino dell’esercito serbo e sul mantenimento di
             forze alleate in Albania rimane complessa. In particolare Cadorna spera di poter
             riorganizzare la parte ancora efficiente delle forze serbe su una linea difensiva,
             permettendo così ai reparti italiani schierati a Valona di coprirne le retrovie. Il
             capo di Stato Maggiore italiano si oppone invece a un maggior impegno italiano.
             L’ipotesi di riorganizzare le forze serbe direttamente in Albania viene infine co-
             munque scartata dai comandi dell’Intesa che decidono di evacuare i serbi a Corfù
             utilizzando per lo più navi italiane.
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                Nelle prime due settimane del 1916, gli austro-ungarici lanciano l’ultimo as-
             salto al Montenegro; il 10 cade il Monte Lovćen e il 13 è la volta di Cetinje.
             Questi eventi portano alla decisione di trasferire Corte e governo a Scutari e alla
             successiva evacuazione della famiglia reale.
                Le forze italiane schierate in Albania all’inizio del 1916 sono inquadrate nel
             Corpo Speciale Italiano in Albania, al comando del generale Emilio Bertotti,
             inizialmente alle dipendenze del Ministero della Guerra.  Il compito di queste
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             forze è garantire il controllo delle aree assegnate all’Italia dal Patto di Londra,


             9  A. Vagnini, Italia e Balcani nella Grande Guerra. Ambizioni e realtà dell’imperialismo italia-
                no, Carocci, Roma 2016. Sulla ritirata dell’esercito serbo cfr. A. Mitrović, Serbia’s Great War,
                1914–1918, Hurst, London 2007, pp. 144-161.
             10  Gli italiani provvedono anche allo sgombero delle migliaia di prigionieri e di circa 10.000
                reclute serbe. Cfr. L’esercito italiano nella Grande Guerra (1915-1918), vol. VII Le operazioni
                fuori dal territorio nazionale. Albania, Macedonia, Medio Oriente, Tomo 3°, Ministero della
                Guerra – Ufficio Storico, Roma 1927, p. 42.
             11  Composto da 3 brigate di fanteria, 1 squadrone di cavalleria e 14 batterie d’artiglieria. E.
                Bertotti, La nostra spedizione in Albania: 1915-1916, Unitas, Milano 1926; M. Montanari, Le
                truppe italiane in Albania (1914-1920 e 1939), Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito,
                Roma 1978, p. 42.
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