Page 81 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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I SeSSIone - l’evoluzIone InternazIonale del ConflItto               81


             ratorio ideale per comprendere in tutta la sua portata la crescente brutalità della
             guerra di trincea.
             Su questi aspetti, appunto,  negli ultimi decenni  molti storici  hanno concentrato
             la loro attenzione,  seguendo l’indicazione che a metà degli anni Settanta ave-
             va fornito John Keegan , impegnato a cercare di vedere la guerra con gli occhi
             dei combattenti,  nello sforzo di “cogliere il balenare del volto della battaglia”
             e comprendere, nei limiti del possibile, “come e perché gli uomini che si sono
             trovati, e si trovano, a dover affrontare lo scontro, controllano la propria paura,
             tamponano le proprie ferite, affrontano la morte”  . Su questa scia, Stephan Au-
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             doin- Rouzeau e Annette Becker, criticando una storia “asettica” fatta soltanto di
             numeri e cifre, hanno cercato di ricostruire le dimensioni e la varietà “della vio-
             lenza sui campi di battaglia, degli uomini che vi si affrontarono, delle sofferenze
             da questi patite, delle rappresentazioni di coloro che cercano di sopravvivere, e,
             per non tralasciare nulla, delle enormi poste in gioco che vi si cristallizzano” .
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             A Verdun le perdite furono enormi: non meno di 700 mila in tutto . Sebbene
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             all’inizio  sul piano  piano militare  fosse stata avviata come  una  “operazione
             modesta” ( appena 9 divisioni , ben poca cosa rispetto alle 7 armate che avevano
             invaso Francia nel 14, ma anche alle 63 divisioni impiegate da Ludendorff per
             l’offensiva di primavera del 1917) Verdun divenne “la più spaventosa battaglia
             di una spaventosa guerra e forse della storia”, certamente la più lunga, 10 mesi
             (Stalingrado “soltanto” cinque);  impegnò i tre quarti  delle armate francesi ; fu la
             battaglia con il maggior numero di perdite rispetto a uomini impiegati e per nu-
             mero di morti rispetto  a estensione  del campo di battaglia. Insomma, conclude
             Horne, “Verdun rappresenta la prima guerra mondiale, una esasperazione di tutti
             gli orrori, le glorie, il coraggio, l’inutilità” .
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             Chi ha vinto a Verdun? I francesi parlano di “gloire”, i tedeschi di “tragedia”, e
             forse questo è il termine migliore per entrambi perché di fatto nessuno vinse a
             Verdun; così come nessuno vinse sulla Somme, la battaglia di oltre un milione
             di perdite, nella quale  21 mila soldati britannici furono uccisi  il primo giorno,
             il fatidico 1° luglio,  e la  maggior parte “durante la prima ora di attacco, forse




             23  John Keegan, Il volto della battaglia: Azincourt, Waterloo, La Somme. La guerra dal punto di
                vista di chi la combatte, Il Saggiatore, Milano, 2001, pp. 79.
             24  Cfr.  S. Audoin-Rouzeau  e Annette  Becker,  La violenza, la crociata, il lutto,cit.,  pp.  4-5.
                Sull’importanza degli studi dei due storici francesi e, più in generale, dell’ “Historial  de la
                Grande Guerre” di Peronne, cfr. le considerazioni di  Gibelli nell’introduzione al volume, p.
                VIII e ss.
             25  A.  Horne, Il prezzo della gloria, cit., pp. 9-10 e 421 e ss. . Secondo altre fonti, aggiunge Hor-
                ne, sarebbero stati anche di più,  1,2 milioni:  del resto, l’ossario ospita 150 mila cadaveri o
                parti di essi non identificati e insepolti ritrovati nel dopoguerra.
             26  A.  Horne, Il prezzo della gloria, cit, p. 422.
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