Page 82 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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             anche durante i primissimi minuti”, come ha osservato John Keegan . Facen-
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             do propria una riflessione di Robert Kee, secondo il quale “Le trincee furono
             i campi di concentramento della Prima guerra mondiale”, lo storico inglese ha
             commentato:

                   ‹‹benché l’analogia sia di quelle che un accademico definirebbe “anti-
                storiche” è indubbio che in quasi tutte (le) testimonianze sul 1° luglio vi sia
                qualcosa che ricorda Treblinka: le lunghe, docili file di giovani infagottati
                nelle divise, gravati di fardelli, con un numero al collo, che avanzavano in
                un paesaggio sconvolto verso lo sterminio che li attendeva fra i reticolati. i
                resoconti della battaglia della Somme risvegliano, nei lettori e negli ascol-
                tatori, emozioni assai simili a quelle destate dalle descrizioni della corsa
                alla morte ad Auschwitz-fascino frammisto a senso di colpa, incredulità,
                orrore, disgusto, pietà e collera- e ciò non soltanto nel pacifista dal cuo-
                re tenero e neppure soltanto  nello storico militare il quale, mentre narra
                tragedie di questo e altri simili eroici slanci, si sente preda di una sorta di
                spaventosa letargia ( i tasti della macchina per scrivere gli  sembrano farsi
                di piombo e tracciare, sulla carta, righe che gli ricordano le ondate di un
                battaglione “Kitchner” inchiodato davanti al proprio obiettivo), ma anche
                nei militari di professione. Si, in questi la risposta che la cronistoria della
                battaglia della Somme per lo più suscita è di indignazione›› .
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             Ci si domanda ancora oggi: “Perché i comandanti non presero nessuna inizia-
             tiva? Perché permisero che l’offensiva continuasse? Perché non impedirono ai
             battaglioni della seconda linea di seguire quelli della prima, andando a loro volta
             verso il macello?”   La risposta  è articolata su vari motivi: il senso del dovere
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             negli ufficiali, il diffuso sentimento della ineluttabilità di perdite alte,  ma so-
             prattutto, “la mera ignoranza di quanto stava accadendo che, per gran parte della
             giornata, perdurò ovunque di qua dalla terra di nessuno in zona britannica” .
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             La verità è  che si continua per comodità  a parlare di Verdun e della Somme
             come di “battaglie” ma il termine non è  più adeguato per una serie di motivi,  a
             cominciare proprio  dalle  dimensioni del campo di battaglia. La Somme è dieci
             volte più vasta di Waterloo e in queste condizioni cambiano inevitabilmente an-
             che le modalità di combattimento:  il comando della truppa non coglie pienamen-


             27  J. Keegan, Il volto della battaglia, cit., pp. 274-5.
             28  J. Keegan, Il volto della battaglia, cit.,p. 275.
             29  J. Keegan, Il volto della battaglia, cit., p. 275, il quale precisa che vi furono alcuni interventi
                in tal senso, ma si trattò di eccezioni.
             30  John Keegan, Il volto della battaglia, cit, pp. 275-6.
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