Page 85 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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I SeSSIone - l’evoluzIone InternazIonale del ConflItto 85
È questo uno stato d’animo di fondamentale importanza per il futuro, che il poeta
inglese Siegfried Sassoon definì così: “L’uomo che ha realmente sopportato la
guerra nei suoi aspetti peggiori, sarà eternamente diverso da qualunque altro,
tranne dai suoi commilitoni” . Questa “visione binaria” del mondo è l’essenza
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del “cameratismo delle trincee”, formula che sta a indicare “il sentimento di so-
lidarietà fra commilitoni: un sentimento scaturito dalla comune esperienza della
vita e della morte, consolidato nella reciproca collaborazione, dalla quale dipen-
deva spesso la possibilità di sopravvivenza” . Un sentimento che diverrà una
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vera e propria ideologia; somiglia allo spirito di corpo, ma soltanto in apparenza,
si alimenta in positivo, ma anche, e soprattutto, per contrapposizione: non è in-
clusivo, anzi è fortemente esclusivo e chi ne è fuori è un potenziale nemico. Di
questo e di altri sentimenti simili si nutrirono per anni milioni di giovani europei
nelle trincee, portandoli con sè nell’Europa del dopoguerra. Per la gran parte dei
reduci si trattò di rivendicare con orgoglio l’avere servito la patria in armi, e re-
clamare il riconoscimento del sacrificio compiuto; migliaia di loro, però , come
ha scritto Emilio Gentile, “tornarono convinti di essere destinati, proprio grazie
all’esperienza della guerra, a esercitare un ruolo di avanguardia e di guida della
nazione” e ritennero di doverlo fare nella forme di lotta che avevano appreso in
guerra, dando vita a “organizzazioni paramilitari che esercitavano la violenza
armata nella lotta politica” : ne derivò la militarizzazione della politica in Euro-
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pa, la forma più radicale del processo di “brutalizzazione della lotta politica” e,
più in generale, della vita civile che caratterizzò l’Europa del dopoguerra.
La grande guerra avrebbe dovuto creare un “uomo nuovo”, rigenerato nel fisico
e nello spirito, nato dall’ “uovo cosmico”, come ha osservato Emilio Gentile ri-
prendendo un’immagine di Franz Marc; invece, quando si concluse, ci si accorse
che “aveva depositato nel continente europeo alcune uova cosmiche: ciascuna
era diversamente colorata : rossa, nera e bruna” .
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quale “è realistico pensare che per una grande massa di soldati la volontà di continuare a com-
battere, nonostante l’orrore della guerra e la paura della morte, fosse dovuta soltanto alla con-
sapevolezza di non poter agire diversamente. Ciò riguardava soprattutto i fanti contadini che
formavano il grosso degli eserciti ed erano spesso analfabeti. […] Per questi soldati, ‘patria’ e
‘nazione’ erano ideali sconosciuti e privi di fascino e di incitamento morale[…] Provenienti da
società tradizionali fondate su gerarchie accettate come fossero condizioni naturali e immuta-
bili, i fanti contadini combattevano perché non potevano rifiutarsi di farlo senza subire gravi
punizioni”. Cfr. rispettivamente, S. Audoin- Rouzeau e A. Becker, La violenza, la crociata, il
lutto, cit. pp. 94-6, passim, e Emilio Gentile, Due colpi di pistola, dieci milioni di morti, la fine
di un mondo. Storia illustrata della Grande Guerra , Laterza, 2014, pp. 128-133.
41 P. Fussell, La grande guerra e la memoria moderna, cit., p. 115.
42 E. Gentile Due colpi di pistola, dieci milioni di morti, la fine di un mondo, cit. p. 128.
43 E. Gentile, Due colpi di pistola, dieci milioni di morti, la fine di un mondo, cit., p. 182 e ss..
44 E. Gentile, L’apocalisse della modernità, cit., p. 276.

