Page 83 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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I SeSSIone - l’evoluzIone InternazIonale del ConflItto               83


             te “il luogo dello scontro nella sua portata”; prima  la truppa combatteva fianco
             a fianco, ora, si combatte in “ordine sparso”, i soldati sono “isolati”, “smarriti”,
             “talora abbandonati a se stessi se si interrompono i collegamenti tattici,  così
             come successe a Verdun”  .
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             Anche la durata delle battaglie cresce in maniera abnorme. La guerra 1914-1918,
             ha scritto Liddell Hart, “rivoluzionò tutti i concetti di tempo, specie per quanto
             riguarda la durata delle battaglie” e si trattò di un cambiamento in peggio “dato
             che quantità non significa qualità mentre, per contro, durata significa immobilità
             e inconcludenza, cose che rappresentano l’antitesi dell’abilità militare. Quindi,
             sia dal punto di vista militare che da quello del prezzo in vite umane, lunga batta-
             glia significa cattiva battaglia” . Dopo il 1914 non si tratta più di “scontri brutali
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             ma brevi, caratteristici del modello bellico occidentale”, ma di veri e proprio
             assedi protratti per mesi. La battaglia occidentale, “incentrata fin dall’antichità
             greca sul momento parossistico, era stata però fin da allora contenuta nel tempo”.
             Ora, invece Verdun si trascina dal 21 febbraio a metà dicembre, La Somme dura
             140 giorni; la conseguenza è che:
              la violenza dello scontro, si è trovata decuplicata dagli effetti di un tale muta-
             mento, poiché la conclusione della battaglia, ben lungi dal diminuire le sofferen-
             ze e le perdite, le ha al contrario esasperate in proporzioni inaudite .
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             Insomma, se già a partire dal 1914 i campi di battaglia sono “luoghi di atroce
             dolore”, nel 1916 si raggiunge l’acme. Certo, lo erano stati anche in passato, ma
             “fino alle battaglie della Grande Guerra la disumanizzazione dello scontro non
             era mai stata totale” .  “Se il grande sistema delle trincee fu la principale novità
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             strategica del 1915- ha scritto David Stevenson- le tragiche battaglie di logora-
             mento combattute nel 1916 a Verdun, sulla Somme e sul fronte orientale furono
             ancor più senza precedenti” .
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             Perché questa trasformazione? Gli immensi progressi della potenza delle armi
             da fuoco riducono notevolmente (senza eliminarla del tutto) l’utilità dell’abili-
             tà e dell’addestramento individuale, del coraggio, della prudenza, a causa del-
             la “enorme sproporzione tra i mezzi per uccidere e quelli per difendersi”. Ora,
             “sfuggire al fuoco d’artiglieria diventa una semplice questione di fortuna”, e il
             combattente si sente solo, impotente, sa di non poter più in alcun modo decidere
             della propria vita e di doversi affidare soltanto alla sorte .
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             In queste condizioni milioni di combattenti vissero per 52 mesi a contatto quoti-


             31  S. Audoin- Rouzeau e A. Becker,  La violenza, la crociata, il lutto, cit., p. 16.
             32  B.H. Liddell Hart, La prima guerra mondiale, cit. p. 28.
             33  S. Audoin- Rouzeau e A. Becker,  La violenza, la crociata, il lutto, cit., p. 18.
             34  S. Audoin- Rouzeau e A. Becker,  La violenza, la crociata, il lutto, cit., pp. 16-17.
             35  David Stevenson, La grande Guerra, Rcs Libri, Milano 2004, p. 228
             36  S. Audoin- Rouzeau e A. Becker,  La violenza, la crociata, il lutto, cit., p. 17
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