Page 78 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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78 il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso
partecipò al conflitto”, come ha appunto osservato Mosse. 11
Destinati a durare nel tempo, gli effetti della “brutalizzazione”, come detto, fe-
cero subito la loro comparsa sui campi di battaglia. Secondo Winter, infatti “Il
carattere brutalizzante della guerra totale cominciò a manifestarsi nel biennio
1914-15” e fra i tratti distintivi fondamentale risulta il coinvolgimento dei civi-
li (l’affondamento del Lusitania, i bombardamenti delle città, i pogrom contro
gli ebrei nell’Europa centro-orientale, il massacro degli armeni). Certo, episodi
simili si erano già verificati prima del 1914, ma ora assumono una dimensio-
ne di massa inusitata e, soprattutto non sono lo “sciagurato sottoprodotto della
guerra” -degli effetti collaterali, per così dire- bensì “ un tratto intrinseco alla
natura del conflitto: il confine fra bersagli civili e bersagli militari stava sparen-
do rapidamente”. La “guerra totale”, infatti, favorisce le “pratiche genocidia-
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rie, e ne è a sua volta alimentata, sostiene Jay Winter che così conclude: “Nel
1918 la guerra razziale, la guerra biologica, la pulizia etnica erano talmente già
inscritte nella storia che andavano oltre l’esperienza dei conflitti passati. La ve-
rità è che senza la Grande Guerra e i suoi precedenti, Auschwitz sarebbe stata
impensabile” .
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Anche Stephane Audoin Reauzeau e Annette Becker parlano del 1914 come data
d’inizio. Anche qui uno dei parametri fondamentali è costituito dalla violenza
sui civili: il bombardamento di città portato fino alla distruzione, dove prima
si procedeva, abitualmente, con un assedio e la resa finale; massacri di interi
villaggi e popolazioni, accompagnati da stupri di massa delle donne ( violenze,
peraltro, “ampiamente sottaciute”, anche dalle stesse vittime, rimosse e relegate
nella sfera dell’“indicibile”, dell’“inaudibile”) .
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Ma è anche la violenza e la ferocia della guerra fra combattenti al fronte, (quella
che avrebbe dovuto essere la “bella guerra”) a costituire un fattore caratteriz-
zante del nuovo tipo di guerra che si sta combattendo: dal trattamento feroce
dei prigionieri ( “feriti o no, capita che sia dato loro il colpo di grazia”), a quello
dei feriti: non sempre sono rispettati la “tregua dei barellieri”, e il recupero dei
sopravvissuti, anzi, “ si spara sui feriti e anche, beninteso, sui loro eventuali
soccorritori” . Insomma, la mortalita’ alta nel 1914-18 , certo dovuta preva-
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lentemente alle innovazioni degli armamenti, sarebbe stata anche provocata da
“Odi reciproci, spesso enormemente acuiti dalla tensione dello scontro”. Questo
11 S. Audoin-Rouzeau e A. Becker, La violenza. La crociata, il lutto. La Grande Guerra e la
storia del Novecento, Einaudi, Torino, 2002, pp. 26-7. Gli autori definiscono le forme del
primo conflitto mondiale “nuova brutalità del combattimento – o più esattamente- […] nuova
brutalizzazione operata sugli uomini dal combattimento”.
12 J. Winter, “Sotto L’ombrello della guerra”, cit., pp. 245-6.
13 Ivi, p. 244.
14 S.Audoin-Rouzeau e A. Becker, La violenza, la crociata, il lutto.cit., p. 36.
15 Ivi, pp. 19-20.

