Page 75 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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I SeSSIone - l’evoluzIone InternazIonale del ConflItto               75



             Il 1916 e la brutalizzazione della guerra

             Prof. Giuseppe COnti    1



                l 1916, terzo anno di guerra, è caratterizzato
             I da un crescente tasso di violenza  di un con-
             flitto che si sta protraendo oltre ogni più pessi-
             mistica previsione e che sembra  ormai sfuggire
             al controllo di chi l’aveva scatenato, ritenendo
             di poterlo condurre a termine vittoriosamente in
             poco tempo.  Da tempo, ormai, si sono rivelate
             amare illusioni le aspettative e gli auspici con i
             quali, nell’estate del 1914 si era entrati in una
             guerra a lungo invocata da alcuni e  da molti
             temuta,  comunque  prevista  dai  più  come  una
             conflagrazione violenta, ma di rapida soluzio-
             ne.  Le voci di quanti mettevano in guardia contro il pericoloso ottimismo, pochi
             per la verità, erano state prontamente zittite da zelanti cantori della bellezza della
             guerra, “igiene del mondo”, “caldo bagno di sangue nero” che avrebbe portato a
             una pace giusta, in un’Europa rigenerata .
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             Ad alimentare queste fallaci previsioni era stata anche la voce autorevole degli
             stati maggiori, la cui dottrina teorizzava una guerra di movimento basata sulla
             certezza della superiorità dell’offensiva sulla difensiva: ovviamente, ciascuna
             delle nazioni belligeranti e, di conseguenza, entrambi gli schieramenti che esse
             andarono a formare erano convinti di avere una superiorità rispetto all’avversa-
             rio che avrebbe permesso loro di conseguire la vittoria. La verità è che la lezione
             delle guerre più recenti (dalla guerra civile americana, fino alle guerre balcani-
             che), che dimostrava esattamente il contrario, non era stata appresa o non la si era
             voluta comprendere. Di fatto si andò in guerra con piani contrapposti ma affini,
             che puntavano tutto sull’offensiva: in maniera più prudente, il piano Schlieffen,
             nella versione di Moltke “il giovane”, in maniera quasi fanatica, sull’elan, sull’
             offensive à outrance , il  piano XVII elaborato dallo stato maggiore francese sulla



             1  Professore associato di Storia contemporanea e storia militare presso la Facoltà di Scienze
                Politiche, Sociologia, Comunicazione  de “La Sapienza” Università di Roma.
             2  Su questi temi cfr. E. Gentile, L’apocalisse della modernità. La Grande Guerra per l’uomo
                nuovo, Mondadori, Milano, 2008, G. Mosse Le guerre mondiali. Dalla tragedia al mito dei
                caduti, Laterza, 1990; cfr. anche James, J. Sheehan, L’età post-eroica, Guerra e pace nell’Eu-
                ropa contemporanea, Laterza, Roma-Bari. 2009, in partic. Parte prima, Vivere in pace prepa-
                rando la guerra (1900-1914).
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