Page 77 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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I SeSSIone - l’evoluzIone InternazIonale del ConflItto               77


             eserciti basati sulla coscrizione traevano origine dall’esperienza rivoluzionaria,
             ma  a partire dagli anni Settanta, con l’adozione generalizzata in Europa del
             modello prussiano, assunsero dimensioni di massa tali per cui,  nel corso della
             Grande Guerra, “la percentuale della popolazione maschile tra i diciotto e i qua-
             rantanove anni chiamata alle armi” superò quella che Jay Winter definisce una
             “soglia arbitraria, circa il cinquanta per cento degli arruolabili” ; una volta “com-
             piuto questo passo, il tasso di partecipazione si mantenne sopra questa percen-
             tuale, o continuò a salire, per un lungo periodo” , andando a costituire  un’altra
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             componente fondamentale della “guerra totale”. Nella seconda metà del secolo,
             quando gli elementi originari si fusero con i prodotti della tecnologia industriale
             più avanzata, si crearono le condizioni per l’apparizione sulla scena del mondo
             della  “guerra industriale”, forma compiuta della guerra totale, nella quale tutte
             le potenzialità economiche della nazione si uniscono a quelle morali, sociali,
             militari e sono messe a disposizione dello sforzo bellico condotto, senza alcuna
             alternativa, fino alla vittoria finale. Così si spiega l’esplodere immediato di una
             guerra sporca, feroce, che diventerà sempre più brutale col passare dei mesi ma
             che manifesta la sua natura sin dall’inizio.
             Il concetto di “brutalizzazione” è stato introdotto da G. Mosse che lo ha riferito
             alla politica del primo dopoguerra, soprattutto in Germania, come “effetto del
             prolungarsi degli atteggiamenti del tempo di guerra in tempo di pace […] Si
             trattava soprattutto di un atteggiamento mentale derivato dalla guerra e dall’ac-
             cettazione della guerra stessa. L’effetto del processo di brutalizzazione sviluppa-
             tosi nel periodo fra le due guerre fu di eccitare gli uomini, di spingerli all’azione
             contro il nemico politico, oppure di ottundere la sensibilità di uomini e donne di
             fronte allo spettacolo della crudeltà umana e della morte” .
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             A Mosse si sono rifatti esplicitamente Stephan Audoin-Rouzeau e Annette Be-
             cker riprendendo il concetto (che nell’analisi di Mosse andrebbe inteso soprat-
             tutto “nel suo significato anglosassone di ‘rendere brutale’ ” ) ma applicandolo
             “in primo luogo alla tensione di violenza insita nella guerra stessa, poiché tutto
             succede come se la guerra, a paragone dei conflitti del secolo XIX, si fosse effet-
             tivamente “brutalizzata” dopo il 1914”. La nozione di brutalità della guerra, pro-
             seguono gli autori, “riassume in un certo qual modo il processo di totalizzazione
             bellica specifica al primo conflitto mondiale ed è meno astratta e teorica di quan-
             to possa sembrare di primo acchitto poiché quell’inusitata esperienza impresse
             concretamente il suo marchio, e per lungo tempo, nel corpo e nell’animo di chi

             9  J. Winter, “Sotto L’ombrello della guerra”, cit.,  p 248. In particolare, in  Francia e Germania la
                percentuale oscillò intorno all’80%, in   Austria-Ungheria intorno al 75%, in  Gran Bretagna,
                Serbia e Turchia, fra il 50 e il 60%. In  Russia si mantenne più bassa: circa il 40%, ma i mobi-
                litati   furono ben 16 milioni.
             10  Cfr. G. Mosse, Le guerre mondiali, cit, in partic. cap. VIII,  “La brutalizzazione della politica
                tedesca”.
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