Page 172 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             Cattaro. Ai combattenti del cielo carsico basta assegnare con precisione il com-
             pito severo. Non vale aggiungere incitamenti, anzi è necessario temperare l’ec-
             cesso dell’ardire e raccomandare una disciplina vigilante. Ma giova ricordare
             che anche nelle bocche di Cattaro, anche in quel munito labirinto marino, come
             in tutta la costa dalmatica, respira pur sempre la grandezza della Dominante.
             Alla caduta della Repubblica i cittadini di Perasto celarono il gonfalone veneto
             sotto l’altar maggiore del Duomo, consacrandolo alle rivendicazioni future, in
             cui pur credeva la loro fede dolorosa. E’ certo che nella notte di vittoria, il segno
             dissepolto del leone alato, voi lo sentirete riagitarsi al rombo delle vostre ali.
             Viva l’Italia!
                In serata cominciò a salire la foschia, ma alle 23 iniziò la serie dei decolli con
             i velivoli intervallati di quattro minuti. Guidati dai fasci luminosi dei proiettori
             disposti sul terreno a indicare la rotta, i bombardieri attraversarono uno dopo
             l’altro la linea di costa dirigendo sul primo dei sette gruppi di siluranti scagli-
             onati attraverso l’Adriatico. La nebbia si era fatta sempre più fitta, impedendo
             agli equipaggi di vedere le scie e i fanali degli altri gruppi di siluranti, e insieme
             al vento che soffiava impetuoso da nord fu sul punto di far fallire l’operazione.
             Nell’avvicinarsi alla terra la visibilità però migliorò e, con l’eccezione dei due
             Ca.3 costretti a rientrare per noie ai motori, i bombardieri furono in grado di
             trovare la via per le Bocche di Cattaro. Da circa 3.000 metri furono presi di mira
             gli ancoraggi dei sommergibili e delle torpediniere nel Canale di Kumbur, dove
             venne osservato quello che sembrava l’incendio di un deposito di carburante.
             In realtà la visibilità era tornata a peggiorare e gli ultimi equipaggi poterono a
             malapena rilevare il bagliore dello scoppio dei loro ordigni. La sorpresa fu co-
             munque totale e la reazione contraerea debole e inefficace. Le difficoltà maggiori
             si ebbero al rientro quando, non riuscendo nella foschia a scorgere i segnali delle
             siluranti, ancora una volta gli equipaggi furono costretti a navigare affidandosi
             alla bussola e alle stelle, con l’accortezza di aumentare l’angolo di rotta per com-
             pensare la deriva. L’azione di Cattaro fu un successo dal punto di vista aeronau-
             tico e anche propagandistico ma gli effetti materiali furono molto meno rilevanti,
             anche se fonti austriache confermano che qualche bomba cadde sulle installazi-
             oni della base navale e qualche altra su Antivari. Del resto nessuno si aspettava
             che un solo attacco potesse dare risultati significativi e ne erano stati previsti
             almeno cinque, da eseguire in rapida successione durante la stessa lunazione. Le
             condizioni atmosferiche non permisero però che il progetto si concretizzasse e
             l’impresa di Cattaro rimase un’azione isolata, certo importante, soprattutto come
             dimostrazione di capacità, ma ben lontana dall’essere risolutiva.
                Gli ultimi mesi dell’anno avrebbero visto le squadriglie Caproni impegnate
             in missioni di interdizione durante la ritirata dall’Isonzo al Piave e la successiva
             battaglia d’arresto, rinviando al 1918 la possibilità di tornare ad agire in profon-
             dità. Questa ipotesi non era però stata abbandonata e a dimostrarlo è l’attivazione
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