Page 238 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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238 il 1917. l’anno della svolta
Lo zar Nicola fu senz’altro pure lui oggetto di simili pressioni, anche da parte
della zarina. Quest’ultima del resto non faceva mistero delle proprie opinioni, e
si fece udire durante un ricevimento ufficiale chiedere ad un diplomatico italiano
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se l’Italia, patria di artisti e di poeti, non fosse stanca di quella orribile guerra .
Lo zar, non acuto, idealista e tremendamente ostinato, non volle mancare alla
parola data agli alleati, ma compì, dopo una grave serie di sconfitte, un gesto
gravido di conseguenze: assunse la guida delle operazioni militari, spostando
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l’arciduca Nicola sul lontano fronte del Caucaso .
Fu, per unanime giudizio degli storici, il più grave dei suoi errori. Egli met-
teva così la sua firma sotto ogni disfatta, si allontanava dal centro del potere a
Pietrogrado e si isolava nella irreale quiete del Quartier generale di Mogilev .
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Al suo arrivo, quando gli abitanti udirono i nomi dei generali del suo seguito,
quasi tutti di origine tedesca, alcuni credettero che fossero generali tedeschi fatti
prigionieri in battaglia.
Intanto a Pietrogrado, sotto la protezione della zarina, Protopopov ascese fino
alla carica di ministro degli Interni. Più che a Rasputin la sua ascesa fu dovuta,
pare, a tale Badmaev, un guaritore a mezzo di intrugli curativi molto introdotto
a corte e agente tedesco, che contribuì a rendere la sua azione incoerente e dan-
nosa.
Lo stesso primo ministro, il reazionarissimo Sturmer cominciò a diffidarne,
ma venne anche lui sostituito, vittima del clima xenofobo che iniziava a montare
in Russia. Coloro che portavano nomi ebrei e tedeschi cominciarono a sentirsi a
rischio, come pure tutti gli stranieri, alleati compresi.
Le potenze dell’Intesa per canto proprio cercavano di ostacolare i disegni
tedeschi, dei quali erano informati, ma in Russia si muovevano male, meno a
loro agio degli avversari nel decifrare le contorte dinamiche di potere. Alla fine
del 1916 i servizi segreti alleati, aiutati dal partito francese, eliminarono in una
truculenta notte di dicembre il monaco Rasputin, ma senza risultato.
Protopopov riuscì infatti, con la complicità di gran parte dell’apparato di Sta-
to, a far fallire ogni tentativo di pacificazione con le opposizioni e di creare un
governo di unità nazionale come in tutti gli altri paesi. Convinto della necessità
di cessare la “guerra esterna” per vincere quella “interna”, la guerra ai rivolu-
zionari, ai liberali e ai riformatori, la sua polizia iniziò una serrata persecuzione
di tutti i gruppi di opposizione, tralasciando di controllare cosa accadesse nelle
fila dell’esercito, dove lo scontento stava montando e gli agitatori di un piccolo
38 LUIGI ALDROVANDI MARESCOTTI, Guerra diplomatica. Ricordi e frammenti di diario
1914-1919, Milano, Mondadori, 1936, p. 97.
39 SERGE ANDOLENKO, Storia dell’Esercito Russo, Firenze, Sansoni, 1969, p. 367.
40 ORLANDO FIGES, La tragedia di un popolo. La Rivoluzione russa 1891-1924, Milano, Cor-
baccio, 1997, p. 340.