Page 236 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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236                                                  il 1917. l’anno della svolta



                La Russia era notoriamente uno stato inquieto. La società in trasformazione
             era immersa in una tumultuosa ma ineguale crescita economica, mentre le strut-
             ture di governo e di rappresentanza persistevano in un immobilismo pericoloso.
             Già nel 1905 una rivoluzione aveva quasi sbalzato lo zar dal trono a seguito della
             sconfitta contro il Giappone, e molti pensavano che l’evento potesse stavolta
             verificarsi a seguito di una nuova e peggiore sconfitta.
                A sperare questo era il fronte rivoluzionario, composto soprattutto dalla sini-
             stra socialista. Altri, tuttavia, temevano per la stessa ragione l’evento opposto. I
             circoli reazionari russi, i cosiddetti “destri”, sentivano maggiore affinità con la
             Germania, paese di provenienza di gran parte dell’aristocrazia russa, e paven-
             tavano il giorno in cui l’alleanza con le democrazie liberali di Gran Bretagna e
             della Francia – popoli che avevano tagliato la testa al loro re- avrebbero portato
             la Russia a divenire un paese costituzionale, con un parlamento eletto e un go-
             verno borghese. A questi ultimi facevano capo tutti coloro, fra cui il controverso
             mistico Rasputin, che cercarono di dissuadere lo zar Nicola II dall’entrare nel
             conflitto.
                I timori dei “destri” vennero rafforzati dall’evolversi della guerra, nella quale
             l’inefficiente apparato amministrativo russo fu costretto a ricorrere all’aiuto dei
             comitati civili, il cui organizzatore, il Principe Lvov, uomo schivo e privo di per-
             sonali ambizioni, divenne ben presto una sorta di Primo ministro-ombra. Queste
             organizzazioni, dette Zemstvo, non tardarono infatti a trovare una sponda nei
             deputati liberali della Duma, costituendo il cosiddetto Blocco Costituzionale che
             rivendicando una vasta riforma del sistema politico russo divenne una minaccia
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             all’autocratismo dello zar .
                Anche in seno alla corte esisteva infatti una corrente riformista, il cosiddetto
             partito francese, che faceva capo allo zio dello zar, il granduca Nicola, comandan-
             te delle Armate imperiali, e che era stata la più entusiasta sostenitrice della guerra
             alla Germania. A questo partito si contrapponeva quello tedesco, che gravitava at-
             torno alla zarina Alessandra e che raccoglieva, appunto, i reazionari intransigenti,
             non contrari alla guerra ma contrari alle riforme indispensabili a vincerla.
                Tedesca di nascita Alessandra era una fervente patriota russa ma era convinta
             che una vittoria con le democrazie occidentali avrebbe segnato la consegna della
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             Russia agli odiati affaristi borghesi .
                Non fu difficile agli emissari tedeschi, che pullulavano nella vicina Svezia,
             di far giungere adeguate proposte a questi elementi. A Stoccolma infatti Germa-



             31  I passi che portarono la Russia dalla guerra alla rivoluzione sono stati ripercorsi da numerosis-
                simi libri. Ci si limiterà ad indicare l’ottima sintesi di ORLANDO FIGES, La tragedia di un
                popolo. La Rivoluzione russa 1891-1924, Milano, Corbaccio, 1997.
             32  GIORGIO PETRACCHI, Diplomazia di guerra e rivoluzione, Bologna, Il Mulino, 1974, p.
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