Page 421 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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V SeSSione - il 1917: proSpettiVe del conflitto                     421



             La propaganda di guerra e l’Italia
                Se da una parte il regime tedesco tentava nel 1916 di utilizzare il tema delle
             nazionalità oppresse dal regime zarista a suo favore, a maggior ragione dall’altra
             parte l’Italia poteva contare sull’intero armamentario risorgimentale e irreden-
             tistico contro l’Austria-Ungheria a favore della libertà non solo degli italiani
             ma anche degli altri popoli soggetti al regime asburgico. Per il governo italia-
             no, infatti, la propaganda di guerra costituiva un nuovo straordinario strumento
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             di pressione e mobilitazione dello Stato sulla società:  diffusa con i giornali di
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             trincea, riorganizzata dal 1916 con l’Ufficio “P”,  dunque propagata all’inter-
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             no e all’estero,  si profilava dunque come una macchina formidabile capace di
             dar corpo ad una complessa strategia da utilizzare contro il nemico, principal-
             mente in seguito alla disfatta di Caporetto, verso la fine del 1917, proprio facen-
             do leva sulle diverse nazionalità dell’Austria-Ungheria. I tradizionali tabù sulla
             propaganda verso il nemico e l’istigazione alla diserzione (considerati strumenti
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             mancanti di valore militare e inizialmente vietati)  iniziavano in effetti a cadere
             sotto l’urgenza di una risposta a tutto campo da dare alla Strafexpedition lanciata
             da Vienna nel maggio 1916. Nonostante un atteggiamento scettico – se non di
             rifiuto – da parte degli alti comandi e del capo di Stato Maggiore, gen. Luigi Ca-
             dorna, di fatto in giugno il Comando Supremo produsse con una circolare a firma
             del vice di Cadorna, il gen. Carlo Porro, un primo documento in cui riconosceva
             l’utilità della propaganda nelle trincee nemiche e la necessità di utilizzare vari
             mezzi di lancio del materiale oltre le linee. 14
                D’altra parte, l’avvicendamento nell’autunno 1916 alla testa dell’Impero, e
             del comando supremo delle forze armate, segnava in qualche modo una svolta
             anche nella gestione delle nazionalità austro-ungariche. L’imperatore Carlo si


             9  Cfr. ROW THOMAS, Mobilizing the Nation: Italian Propaganda in the Great War, in
                The Journal of Decorative and Propaganda Arts, Vol. 24, (“Design, Culture, Identity: The
                Wolfsonian Collection”) Wolfsonian-Florida International University, Miami, 2002.
             10  Cfr. ISNENGHI MARIO, Giornali di trincea, Einaudi, Torino, 1977.
             11  Cfr. GATTI GIAN LUIGI, Dopo Caporetto. Gli ufficiali P nella Grande Guerra: propa-
                ganda, assistenza, vigilanza, LEG, Gorizia, 2000.
             12  Cfr.: TOSI LUCIANO, La propaganda italiana all’estero nella prima guerra mondiale.
                rivendicazioni territoriali e politica delle nazionalità, Del Bianco, Udine 1977; DELLA
                VOLPE NICOLA, Esercito e propaganda nella Grande Guerra, Ufficio Storico SME,
                Roma, 1980.
             13  Cfr. GATTI GIAN LUIGI, La propaganda militare italiana verso il nemico nella Pri-
                ma guerra mondiale, in Le operazioni interforze e multinazionali nella storia militare,
                Acta Tomo II, 39 Congresso della Commissione Internazionale di Storia Militare, Torino
                1-6 settembre 2013, Ministero della Difesa-CISM, Roma, 2013, pp. 964-65. Cfr. anche
                MONDINI MARCO, Parole come armi: la propaganda verso il nemico nell’Italia della
                Grande Guerra, Museo Storico Italiano della Guerra, Rovereto, 2009.
             14  Cfr. GATTI, La propaganda..., cit., p. 965.
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