Page 426 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             Ante Trumbić, leader dalmata del movimento nazionale jugoslavo, era il dele-
             gato degli slavi del sud e controparte degli italiani nelle riunioni con Orlando. Il
             sostegno alla politica delle nazionalità era stato ufficialmente inaugurato dagli
             interventi al parlamento del presidente Orlando, il 12 febbraio e il 4 marzo. In
             tale contesto storico, sotto la spinta della propaganda a favore di tutti i “popoli
             oppressi” dell’Impero austro-ungarico, alcuni noti giornalisti (come Albertini,
             Giuseppe Borgese e Giovanni Amendola) lanciavano l’idea di organizzare un
             congresso dei rappresentanti di queste nazionalità, che avrebbe avuto luogo a
             Roma. In febbraio si tenne una riunione preparatoria presso la Società “Trento e
             Trieste” a Roma, alla presenza del senatore Francesco Ruffini e di vari deputati
             italiani, tra cui il professore Maffeo Pantaleoni. In seguito veniva costituito un
             comitato esecutivo per l’organizzazione del congresso ed era accettata la pro-
             posta di Albertini di inviare il giornalista e deputato Andrea Torre a Londra, per
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             un incontro con Trumbić.  I negoziati, non facili, tra Torre, Trumbić, Borgese,
             Steed e Seton Watson dovettero affrontare i punti più delicati nei rapporti italo-
             jugoslavi e il 7 marzo conclusero i lavori con una dichiarazione congiunta, i cui
             punti cardine erano il riconoscimento del nemico comune, l’Austria-Ungheria,
             del principio della “libertà adriatica” e del diritto di ogni popolo a costituire uno
             Stato indipendente, rispettoso delle eventuali minoranze di altra nazionalità che
             si sarebbero trovate incluse in una nuova linea di frontiera.

             Il Patto di roma
                Il Congresso di Roma si apriva così l’8 aprile, in coincidenza con la disputa
             Clemenceau-Czernin, provocata dal discorso del 2 aprile del ministro imperial-
             regio degli Affari esteri Ottokar Czernin e dall’adombrata tentazione di nego-
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             ziare una pace separata.  L’arrivo delle delegazioni straniere (romena, polacca,
             ceco-slovacca, jugoslava) si realizzava senza problemi, garantito nella logistica
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             e in sicurezza dal Comando supremo del Regio Esercito.  L’idea del congresso

             26  ALBERTINI, Venti anni di..., cit., p. 267.
             27  Cfr. ALBERTINI, Venti anni di..., cit., p. 226.
             28  Archivio Ufficio Storico-Stato Maggiore Esercito (AUSSME), Fondo F-1, Prima Guerra
                Mondiale, 1915-18, Comando Supremo (vari uffici), Busta 246, fasc. 7, “Rappresentanti
                nazionalità appartenenti alla Monarchia A.-U. intervenuti al congresso di Roma (9-10
                aprile 1918)”, f. 1. Le delegazioni risultano composte dai seguenti partecipanti: “Romeni:
                Floresco, Vice Pre- sidente della Camera Romena; Mironesco, Senatore; Draghicesco:
                Direttore della “Indipendence Romaine”; Mandresco; Lupu. Czechi-Slovacchi: Benes;
                Stefanic; Hlavacec; Vesely; Ossursky, Rappresentante degli Slovacchi d’America. Polac-
                chi: Sayda, Rappres. dei Polacchi della Posnania; Mozelewsky, Rappres. del Consiglio
                Nazionale in Svizzera; Zalesky; Zmorski, Dep. al Reich- stag; Loret. Jugo-Slavi: Ante
                Trumbic, Presid. Comitato Jugo-Slavo; Mestrovic; Banianin; Gregorin; Trinastic, Rap-
                pres. degli Sloveni; Ambresiac, Rappres. degli Slavi della Dobrugia; Gazari: Dalmata;
                Stoianovic / Petrovic: Rappres. della emigrazione Jugo-Slava in Svizzera; Ivimaiestic.”
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