Page 431 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
P. 431

V SeSSione - il 1917: proSpettiVe del conflitto                     431



             criteri fondamentali: uno propriamente tecnico-strategico, l’altro esterno al no-
             stro apparecchio militare vero e proprio. Sotto il primo profilo vanno evidenziati
             alcuni elementi; “l’indisciplina delle intelligenze” che caratterizzò i rapporti tra
             Cadorna e Capello e provocò confusione e disorganizzazione nei gradi più eleva-
             ti e nei comandi in sott’ordine con ordini ambigui e contraddittori, mutamenti di
             schieramento tardivi e scarsi collegamenti tra i reparti; a ciò si deve aggiungere la
             continua convinzione, rafforzata dagli ottimistici bollettini dell’Ufficio Informa-
                  8
             zioni , di Cadorna e in parte di Capello, che il nemico non avrebbe mai attaccato
             la fronte giulia, e, se lo avesse fatto, l’attacco sarebbe stato una semplice azione
             dimostrativa per riprendersi i territori persi con l’11^ battaglia dell’Isonzo. Solo
             quando apparve certo che l’attacco sarebbe stato sferrato sulla testa di ponte di
             Tolmino, furono presi alcuni provvedimenti che, per l’elefantiaca struttura della
             seconda armata, risultarono tardivi. Inoltre si ebbero un’errata ripartizione del-
             le truppe non solo in considerazione del grado di vulnerabilità delle varie parti
             ma anche delle probabili direttrici dell’attacco nemico, e l’assenza dalla zona di
             operazioni di Capello, colpito da nefrite pochi giorni prima dell’offensiva. Sotto
             il secondo profilo, quello dei fattori estranei alla organizzazione difensiva, van-
             no messi in rilievo: la fittissima nebbia che caratterizzò la giornata del 24 ottobre
             e che favorì l’attacco austro–tedesco, l’abilità con cui tale attacco fu condotto,
             la fronte inadatta, vulnerabile, priva di una solida base così da poter cadere con
             la rottura di un punto solo, la stanchezza delle truppe che, durante le offensive
             dell’estate, erano state logorate spesso in inutili attacchi. A queste cause determi-
             nanti vanno aggiunte poi le disubbidienze del comandante del XXVII C.d.A. che
             accrebbero le proporzioni della sconfitta. “L’Italia lasciò sul campo – così ricorda
             Labanca – 11.000 morti e 29.000 feriti. In mano agli avversari restarono 300.000
                                                                         9
             prigionieri. Forse altri 300.000 uomini rimasero sbandati nella rotta” .
                Di fronte a tali cifre era chiaro che Cadorna non poteva più rimanere alla gui-
             da dell’esercito. Troppa era stata l’impressione suscitata nel paese dalla scon-
             fitta, troppi i nemici che il Generalissimo si era creato negli ambienti politici e
             fuori. Così il 6 novembre, al convegno interalleato di Rapallo, su pressione dei
             franco-inglesi e dopo colloqui svoltisi tra Orlando, Alfieri e Vittorio Emanuele



                Mondiale, Milano, 1935; A. Alberti, Testimonianze straniere sulla guerra italiana !915-1918,
                Roma, 1933; E. Caviglia, La dodicesima battaglia (Caporetto), Milano, 1933; L. Cadorna, la
                guerra alla fronte italiana, Milano, 1934; Idem, Pagine polemiche, Milano, 1951; L. Capello,
                Per la verità, Milano, 1920; Idem, Note di guerra, Milano, 1920; Idem, Caporetto perché? La
                2^ armata e gli avvenimenti dell’ottobre 1917, Torino, 1967; N. Papafava, Da Caporetto a Vit-
                torio Veneto, Milano, 1965; F. Weber, Tappe della disfatta, Milano, 1965; P. Pieri-G. Rochat,
                Pietro Badoglio, Torino, 1974; G. Volpe, Caporetto, Roma, 1966; P. Pieri, La prima guerra
                mondiale. Problemi di storia militare, Torino, 1947.
             8  A. Monticone, La battaglia di Caporetto, cit., pp. 47-56.
             9  N. Labanca, Caporetto. Storia di una disfatta, Firenze, 1997, p. 9.
   426   427   428   429   430   431   432   433   434   435   436