Page 524 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             re per la circolare di marzo, che traeva origine proprio dalla scoperta di questa
             nuova minaccia e dalla necessità di fronteggiarla, ma non per quella di giugno,
             che arrivava dopo mesi di studi ed esperimenti effettuati sotto lo sguardo attento
             del comandante d’armata, tenente generale Luigi Capello, ben consapevole del-
             la necessità di percorrere nuove strade per rilanciare l’azione della fanteria e re-
             stituirle un ruolo centrale.
                Il 21 settembre, quando i reparti d’assalto avevano già avuto modo di distin-
             guersi sul fronte dell’Isonzo, un altro documento ne precisò equipaggiamento,
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             armamento e composizione.  Fissati definitivamente i loro compiti in questi ter-
             mini, “compiere piccole operazioni ardite intese ad assumere informazioni e
             catturare prigionieri, ad occupare o danneggiare elementi della sistemazione di-
             fensiva nemica” e “adempiere a speciali incarichi nelle azioni compiute da al-
             tre truppe, come costituire nelle ondate di testa i nuclei destinati all’assalto di
             punti dove si prevede maggior resistenza”, queste disposizioni, completando e
             ampliando le direttive emanate all’inizio dell’estate, miravano a mettere ordine
             nelle iniziative prese dai comandi d’armata e a ricondurle all’interno di un unico
             disegno. Veniva così formalizzata l’adozione della giubba da bersagliere ciclista
             con bavero aperto e rovesciato su cui erano applicate le “fiamme nere”, se il re-
             parto era costituito prevalentemente con volontari provenienti dai reggimenti di
             fanteria, oppure le fiamme da bersagliere, se questa era l’origine della maggior
             parte dei suoi componenti. Non si faceva menzione degli alpini ma a ciò sarebbe
             stato posto rimedio pochi giorni dopo, con una modifica del testo che prevedeva
             le fiamme verdi se il reparto era costituito in maggioranza da alpini . L’elmetto
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             con il fregio dell’arma di provenienza e il numero del reparto d’assalto, il mo-
             schetto modello ’91, il pugnale, un paio di pinze tagliafili, una sacca porta bom-
             be, la maschera antigas e una vanghetta completavano l’equipaggiamento di ba-
             se, a cui i comandi di armata erano lasciati liberi di aggiungere ciò che ritenes-
             sero opportuno in funzione di particolari esigenze locali. Tutti dovevano portare
             sul braccio sinistro il distintivo con il gladio circondato dalle fronde di quercia e
             d’alloro, mentre il fez di colore nero sarebbe stato introdotto dopo qualche mese.
                L’organico tipo era fissato in 26 ufficiali e 940 uomini di truppa, ripartiti in tre
             compagnie ed una sezione lanciatorpedini. Nelle compagnie, articolate in quat-
             tro plotoni di tre squadre, erano inserite una sezione mitragliatrici su due armi,
             una sezione pistole-mitragliatrici su quattro e una sezione lanciafiamme con do-
             dici apparecchi di manovra. La scelta del pugnale e della bomba a mano qua-



             15  Comando  Supremo,  Ufficio  Ordinamento  e  Mobilitazione,  Equipaggiamento,  armamento,
                composizione organica dei riparti d’assalto, Circolare n°117050 del 21 settembre 1917.
             16  Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Equipaggiamento, armamento e
                composizione organica dei reparti d’assalto, n° 130280 R.S. del 29 settembre 1917, AUS-
                SME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione.
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