Page 76 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             gli imperi centrali. Sul piano politico-ideologico la rottura viene segnata con il
             decreto sulla terra a contadini e l’abolizione della proprietà privata.
                «L’universale fascino dell’ottobre» ha continuato ad alimentare speranze e ha
             attecchito in molti Paesi europei, ma a dispetto di questa interpretazione conso-
             lidata in Europa, in Russia ora si sta mettendo in atto una vera  e propria rivolu-
             zione culturale che demitizza la rivoluzione d’ottobre e recupera la rivoluzione
             «borghese» di febbraio, tanto demonizzata da Lenin. Questi temi sono stati di-
             scussi in una conferenza che si è svolta di recente a Mosca. La rivoluzione ora è
             denominata La grande rivoluzione russa, non più rivoluzione d’ottobre, e il suo
             inizio si data a febbraio. Nel corso di questi 25 anni di apertura degli archivi ex
             sovietici, gli storici russi hanno svolto un lavoro titanico di revisione. Un ruolo
             importante in questa opera di revisionismo, o se vogliamo di recupero, ha avuto
             anche il rapporto che si è stabilito tra la politica di Putin e la Chiesa ortodossa.
                Perché ci chiediamo? E’ indiscutibile il fatto che il messaggio rivoluzionario
             di Lenin era aggressivo. Inoltre, nella sua versione leninista, il comunismo non
             era soltanto una teoria politico-economica nata dalle tesi di Marx e Engels, era
             anche una fede che aveva, come ogni religione, un profeta, un ristretto gruppo
             di apostoli (i compagni della prima ora), il costruttore della Chiesa (Stalin) e
             una legione di monaci combattenti, pronti al martirio. Come in ogni religione,
             anche nel comunismo il fedele deve accettare pazientemente gli insuccessi, i
             sacrifici e gli errori di percorso (detto di Stalin: «Per fare la frittata si rompono le
             uova!»). Tutti verranno generosamente ripagati dal compimento delle speranze
             e dall’avvento di una vita nuova in cui il credente sarà finalmente felice, in un
             «futuro radioso». Dunque se questa lettura del bolscevismo è giusta, dovremmo
             concluderne che il comunismo non fu una ideologia laica e che non furono laici i
             suoi maggiori esponenti. E del resto il comunismo, come ha sostenuto Furet, non
             fu una degenerazione  ma un progetto politico .
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                D’altra parte, la responsabilità delle forze che avevano guidato la rivoluzione
             di febbraio, i liberali, i socialisti, i socialisti rivoluzionari e i menscevichi fu
             quella di non essere stati capaci di mettersi alla guida del Paese, uscendo subito
             dal conflitto e varando le riforme di cui la Russia aveva bisogno.


             La rappresentazione moderna della rivoluzione del 1917
                Oltre che analizzare la rivoluzione russa dal punto di vista storico è importan-
             te considerare il suo impatto sull’informazione moderna e sui processi ideologi-
             ci. Al di là degli anniversari, la rivoluzione è diventata un modo di pensare e di
             parlare, e i differenti approcci alla discussione corrispondono a differenti visioni
             della modernità e a differenti etiche politiche. Nella valutazione della rivoluzio-
             ne russa vi sono cinque approcci: liberale classico, neo-liberale, della sinistra

             15  Furet, Il passato di un’illusione, cit., p. 95.
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