Page 74 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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74 il 1917. l’anno della svolta
Da qui, come ha osservato Talmon, l’incompatibilità tra la fede assoluta e la
libertà; sul piano politico questa contrapposizione si manifesta con la democra-
zia di tipo liberale, da una parte, e la «democrazia totalitaria», termine che lui
stesso ha coniato.
Già in un libro del 1920, scritto dopo un viaggio in Russia, anche il filosofo
inglese Bertrand Russell aveva visto nel bolscevismo una duplice caratteristica:
l’eredità della rivoluzione francese, a cui Lenin e i suoi fedeli facevano conti-
nuo riferimento, e un fenomeno simile all’insegnamento lasciato da Maometto
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ai suoi successori e seguaci .
La rivoluzione si intrecciò con la guerra mondiale, la prima guerra di massa
dove umanitarismo, individualismo, fede nella libertà, rispetto delle regole, tol-
leranza si ridussero a zero. Ciò spiega perché le notizie dei soprusi commessi dai
bolscevichi a carico di tutte le altre formazioni politiche, le violenze, lo stermi-
nio della famiglia imperiale, agli occhi di molti apparvero come un effetto della
guerra. Tutte incarnazioni della rottura con il passato di cui la stessa guerra era
emblema.
Tutta la politica di Lenin, dall’agosto del 1914, fu determinata da un obiet-
tivo: eliminare la concorrenza socialista, impedire che la causa rivoluzionaria
finisse nelle mani dei socialdemocratici o, peggio, di altre forze politiche che,
come gli anarchici, avevano creato attese e acceso l’immaginazione popolare.
Lenin sciolse l’Assemblea Costituente, eletta dopo gli avvenimenti dell’ottobre
1917, per sbarazzarsi di una istituzione in cui i socialisti rivoluzionari e i men-
scevichi avrebbero avuto un peso determinante. Creò una sorta di Inquisizione
(la Čeka, per metà polizia, per metà tribunale rivoluzionario) a cui affidò il com-
pito di eliminare fisicamente tutti coloro, anche a sinistra, che avessero cercato di
ostacolare il suo disegno. Fondò la Terza Internazionale con lo scopo di imporre
regole ai nuovi partiti comunisti: obbedire alle direttive di Mosca; rompere i loro
legami con i socialdemocratici, giudicati traditori del proletariato perché aveva-
no finito con l’appoggiare l’«inutile massacro».
Alle popolazioni stanche della guerra, i primi decreti di Lenin, che riflette-
vano le grandi speranze socialiste e alcuni ideali liberali, sembrarono garanzie
di un evento straordinario. Nacque allora in Occidente, e non solo, una nuova
para-religione accomunata in alcuni tratti al vecchio credo socialista, ma anche
profondamente diversa da esso, per esempio nel ruolo straordinario assegnato
alla violenza. Ciò ha portato, da una parte, alla creazione del mito rivoluzionario
che si è poi rafforzato con la vittoria dell’Urss nella II guerra mondiale; dall’altra
alla paura del socialismo che ha visto il contagio negli stati a regimi liberali.
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12 Bertrand Russell, The Practice and Theory of Bolshevism, New york, Cosimo Classic, 2007,
p. 27.