Page 70 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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pa e il mondo non sarebbero andati più avanti alla maniera precedente il 1914.
Oltre a ciò la rivoluzione trovò un terreno fecondo nella eredità politica e sociale
che derivava dal terremoto del 1789, la rivoluzione francese, e del giacobinismo
(giornate del 31 maggio-2 giugno 1793) che non aveva esaurito tutta la sua ener-
gia. Lenin ha combattuto il suo ancien régime più di cent’anni dopo i francesi
con la stessa violenza, gli stessi metodi e in nome degli stessi valori enunciati nel
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1793 . Tuttavia, a parte le analogie, la rivoluzione russa ha prodotto, a differenza
di quella francese, un partito che si è subito preoccupato di confiscare il potere
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«in nome di principi opposti a quelli proclamati all’inizio della rivoluzione» .
Del resto come avrebbe fatto notare Furet, la rivoluzione francese lasciò dietro
di sé «un imponente retaggio di ricordi, idee e istituzioni alle quali si ispiravano
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persino i suoi nemici. In Francia aveva fondato uno Stato per i secoli a venire» .
Lenin invece e la rivoluzione d’ottobre avrebbero concluso la parabola senza
sconfitte ma anche senza un retaggio politico e culturale. Solo l’arrivo di Putin
forse ha consentito di trovare una via per la Russia, recuperando però la tradizio-
ne della Russia prerivoluzionaria, zarista e ortodossa.
Avvisaglie di un malessere sociale in Europa erano state anche le primavere
dei popoli del 1848, di cui si sarebbe nutrita la rivoluzione russa.
Secondo élie Halévy, alla vigilia della I guerra mondiale si era in presenza
di due forze: le forze che tendevano alla rivoluzione, nella contrapposizione di
classe contro classe, una contrapposizione di tipo sovranazionale; e le forze che
spingevano verso la guerra, nella contrapposizione di nazione contro nazione,
quindi di tipo nazionale . Questo secondo impulso rivoluzionario, delle naziona-
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lità, o la manifestazione di indipendenza di alcune nazioni rispetto a un impero,
si ritorse tra il 1912 e il 1913 contro la Turchia, tuttavia le guerre balcaniche
non si sarebbero trasformate in guerra mondiale perché sia a Vienna che a Buda-
pest o a Berlino erano convinti che mantenere lo status quo fosse più convenien-
te per tutti. Il buon senso non prevalse invece nel 1914, allorché nessuno poteva
ignorare che nel momento in cui l’Austria avesse dichiarato guerra alla Serbia,
i sentimenti panslavisti avrebbero acquistato una forza tale che nessun governo
russo avrebbe resistito al loro richiamo; né si poteva ignorare che, nel momento
in cui la Russia avesse dichiarato guerra all’Austria, i sentimenti pangermanisti
avrebbero costretto il governo tedesco ad entrare in guerra.
La I guerra mondiale fu una guerra di popoli, di nazioni, e fu tale dal mo-
mento in cui dopo l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando, cominciò
2 François Furet, Il passato di un’illusione. L’idea comunista nel XX secolo, Milano, Mondado-
ri, 1995, p. 89.
3 Ibid.
4 Ibid., p. 4.
5 élie Halévy, L’era delle tirannie, Roma, Ideazione editrice, 1998, p. 247.