Page 66 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             tate “Regolari”, la 26^-42^ “Guardia Nazionale”, e la 76^-93^ “National Army”)
             in un vero e proprio esercito di campagna (field army) autonomo e con proprio
             un settore di responsabilità. L’esperienza di queste prime battaglie si sarebbe
             rivelata importante per la coesione delle AEF e avrebbe rappresentato un tratto
             importante della memoria collettiva dei reparti che la costituivano (per esempio,
             la 3^ divisione, “Roccia della Marna”, o la 4^ brigata, USMC (United States
             Marine Corps), che alla memoria di Belleau Wood è strettamente associata). So-
             prattutto, essa avrebbe dimostrato agli alleati europei le capacità operativa delle
             forze statunitensi, non di rado chiamate in prima linea a colmare i vuoti lasciti
             dal cedimento di altre unità (ad esempio, a Château-Thierry) o per “spianare” i
             salienti nemici prodotti da quegli stessi cedimenti (ad esempio, a Cantigny).
                Egualmente importante si dimostra il contributo statunitense alle offensive
             che, nella tarda estate e in autunno, spianano la via al termine delle ostilità, in
             particolare la riduzione del saliente a Saint Mihiel (12-15 settembre) e l’offen-
             siva nel settore Mosa-Argonne (26 settembre-11 novembre). A Saint Mihiel, la
             neo-formata (10 agosto) Prima Armata, al comando diretto di Pershing, avrebbe
             schierato i 550,000 uomini del I, IV e V corpo d’armata, appoggiati dai 48.000
             uomini del II corpo coloniale francese, nella maggiore azione offensiva lanciata
             dalle forze statunitensi fino a quel momento. Durante la successiva offensiva di
             Mosa-Argonne (parte della c.d. “Offensiva dei cento giorni”), 1.200.000 uomini
             della Prima e della Seconda Armata, insieme a quelli della Quarta e della Quinta
             Armata francese, sarebbero stati impegnati in una massiccia e prolungata spin-
             ta lungo l’intero settore centro-settentrionale del fronte con obiettivo il nodo
             ferroviario di Sedan, perno della logistica tedesca in Francia e nelle Fiandre.
             Nonostante l’alto tasso di perdite in termini assoluti (circa 122.000 fra morti e fe-
                                                                                 18
             riti, più 70.000 francesi, contro 90/120.000 uomini persi dalle forze tedesche ),
             l’offensiva avrebbe raggiunto l’obiettivo strategico di costringere la Germania a
             chiedere la resa. Proprio le ragioni della sconfitta avrebbero innescato un ampio
             dibattito dopo il 1918. Al momento dell’armistizio, le forze tedesche (sebbe-
             ne in fase di ripiegamento) occupavano, infatti, ancora larghe fette di territorio
             francese e belga. Sul fronte occidentale erano schierati quattro gruppi d’armate
             (Kronprinz Rupprecht, Deutscher Kronprinz, Gallwitz, e Herzog Albrecht von
             Württemberg), mentre sul fronte orientale - dove il trattato di Brest-Litovsk (3
             marzo) aveva posto fine alle ostilità con la Russia sovietica in cambio di larghe
             concessioni territoriali – il dispositivo comprendeva altri 500.000 uomini, seb-
             bene, per la maggior parte, organizzati in forze di terza linea.




             18  Il totale delle forze tedesche schierate nel settore era, tuttavia, di soli 450,000 uomini circa
                (Quinta Armata, von der Marwitz); ciò si traduce in un tasso di perdite relativo del 10% circa
                per le forze statunitensi contro uno oscillante fra il 20 e il 26% per quelle tedesche.
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