Page 72 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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ma di un «movimento popolare disorganizzato, quasi anarchico» , il cui successo
dà la misura di quanto fosse debole il regime zarista. Nel febbraio del 1917 una
nuova insurrezione esplose a Pietrogrado (come era stata ribattezzata San Pietro-
burgo all’inizio della guerra; alla morte di Lenin diverrà Leningrado), cogliendo
tutti di sorpresa. Il moto si diffuse in tutto l’impero. Nelle città, dove le sconfitte
militari avevano minato la fiducia dei ceti dirigenti nell’autocrazia, alle proteste
operaie per il carovita si unì quella dei soldati che si rifiutavano di tornare al
fronte. Il movimento dilagò spontaneamente, trasformandosi in una rivoluzione
popolare che costrinse lo zar all’abdicazione; ovunque si ricostituirono i soviet
(consigli).
Eventi tanto inattesi misero in serio imbarazzo le forze politiche. Tale im-
barazzo derivava dall’interpretazione della rivoluzione: gli stessi menscevichi,
fedeli al marxismo, ritenevano impossibile una rivoluzione socialista in un paese
arretrato, da essi invece stimato maturo per una rivoluzione «borghese» che,
almeno formalmente, spettava quindi ai liberali guidare. Anche la maggioran-
za dei socialisti-rivoluzionari, che esprimevano gli interessi delle campagne ed
erano il partito più popolare nel paese, era contraria all’instaurazione immediata
del socialismo. Come i liberali e i menscevichi, essi erano inoltre favorevoli alla
continuazione della guerra, almeno da un punto di vista difensivo, e rimandava-
no ogni decisione alla convocazione di una Assemblea costituente. Tuttavia, il
governo provvisorio - guidato prima dal principe Georgij E. L’vov, dal 15 marzo
al 21 luglio, che fu sostituito ad agosto dal socialista rivoluzionario Kerenskij -
avrebbe avuto vita breve. Malgrado la promessa di trattare la pace e di consegna-
re le terre ai contadini, il governo provvisorio promosse a giugno un’offensiva
tesa a provare il valore della nuova Russia democratica. Malgrado il sacrificio di
tanti giovani volontari rivoluzionari, essa si concluse in una sconfitta che minò,
tranne che in alcuni reparti speciali, l’autorità delle gerarchie militari e il presti-
gio del governo provvisorio.
Quando fu chiaro che il nuovo governo non aveva intenzione di risolvere il
problema della pace e quello della terra (che i contadini giudicavano essenzia-
le, anche se ormai ne possedevano o coltivavano più dell’80%), le campagne
presero a muoversi in maniera autonoma, confiscando e occupando le proprietà
signorili.
Della crescente radicalizzazione beneficiarono i bolscevichi. Al suo ritorno
dall’esilio in Svizzera, Lenin aveva enunciato le cosiddette «tesi di aprile», che
rappresentano un documento-chiave nella storia del comunismo sovietico e della
rivoluzione russa. Esse segnano infatti la rottura irrevocabile con le forze politi-
che che facevano parte del governo provvisorio e con la strategia (e l’ideologia)
delle socialdemocrazie europee. In questo senso, le tesi contengono non solo le
8 William Chamberlain, The Russian Revolution. 1917-1921, vol. 1, Grosset & Dunlap, p. 238.