Page 241 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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                a fine marzo si torna in linea sul Col d’Ecchele, a fine aprile il Generale pe-
             cori Giraldi esprime la sua piena soddisfazione. Il Generale Montuori, suo suc-
             cessore, ispeziona il reparto e rimane colpito dalla grinta dei bosniaci . Sempre
             ad aprile, con l’arrivo da padula di 450 cecoslovacchi la presenza dell’elemento
             jugoslavo si assottiglia. Ci si rifarà a fine maggio quando il Comando Supre-
             mo autorizza un reclutamento massiccio di jugoslavi (anzi, più esattamente di
             serbo-croati) che lo stesso Capitano pivko effettua tra le compagnie di lavoratori
             volontari jugoslavi, che sono state nel frattempo organizzate con i prigionieri- e
             che sono addette a lavori di fortificazione nei dintorni di Mantova.
                Così in estate troviamo una compagnia jugoslava che opera nell’ambito della
             7  armata, al comando di un tenente, mentre un sottotenente comanda la compa-
               a
             gnia “posina” nella Vallarsa e con la 6  armata c’è una compagnia di oltre 300
                                                a
             uomini, al comando di un sottotenente, che, se necessario, estende il suo raggio
             d’azione anche ai settori della 4  armata, cui è stata assegnata, ma non è opera-
                                          a
                                                                                   a
             tiva, un’altra compagnie, infine altre due compagnie sono a disposizione della 3
             e dell’8  armata. operando in genere con pattuglie affiancate ai cecoslovacchi
                    a
             del 39° Reggimento Esploratori, la presenza jugoslava in linea passa, però, quasi
             sotto silenzio, sono i cechi che mietono gli allori, che meritano i riconoscimenti,
             fino alla menzione nel penultimo Bollettino di Guerra.
                all’avvicinarsi della fine del conflitto la politica prevale sull’aspetto militare,
             con le sue non infondate preoccupazioni sul dopoguerra, considerato anche l’ir-
             rigidimento del Comitato Jugoslavo in Italia.
                                                                                   a
                Già il 23 settembre è disarmata e disciolta la compagnia distaccata presso l’8
             armata, che si è rifiutata di tornare in linea senza aver prima prestato giuramento
             di fedeltà a re pietro, poi sono ritirate dal fronte tutte le altre compagnie che già
             l’11 novembre vengono sciolte. Gli ufficiali sono inviati a Città Ducale e da qui,
             poi, raggiungono l’esercito serbo a Salonicco, i circa 600 uomini di truppa, di
             cui prende il comando pivko, sono trasferiti in puglia, prima ad altamura e poi a
             Bitonto, dove sostano per un mese prima di imbarcarsi con destinazione Ragusa.

             Gli albanesi
                Gli ultimi stranieri ad indossare il grigio-verde, ultimi anche in senso tem-
             porale visto che, sia pur con qualche incertezza, sono rimasti in servizio fino al
             giugno del 1920, sono stati gli albanesi.
                La loro presenza nelle nostre file è passata attraverso quattro canali: l’arruo-
             lamento diretto in Italia, l’arruolamento di bande irregolari in albania, l’organiz-
             zazione, sempre in quella terra, delle “Milizie Regolari albanesi” ed infine attra-
             verso l’opera di arruolamento e di istruzione di gendarmi e di agenti di polizia da
             parte dei Reali Carabinieri.
                L’arruolamento in Italia ha coinvolto soprattutto degli ufficiali, affluiti gra-
             zie ad accordi tra il Ministero degli Esteri e quello della Guerra. alla Scuola
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