Page 259 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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III SeSSIone - I CappellanI MIlItarI                                259


                Lo Stato liberale, per ragioni ideologiche, operò molto prima della grande
             guerra per limitare in maniera evidente la presenza della religione nelle Forze
             Armate, con il desiderio di celarla nell’attività e vita quotidiana delle caserme,
             per far sì che detta funzione si palesasse al bisogno, senza orientare o fornire un
             servizio permanente in tema di religione al singolo milite e cercando di derubri-
             care la presenza dei cappellani militari, vissuti non come parte integrante della
             vita quotidiana dell’Esercito ma come momento non istituzionalizzato, seppur in
             alcuni frangenti necessitato.  Testimonianza concreta di ciò furono le decisioni
             prese in materia di assistenza religiosa nel frangente della campagna di Libia ,
                                                                                  10
             che vide i cappellani militari inquadrati nelle unità di soccorso medico .
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                Una posizione quella liberale in materia di assistenza spirituale agli Eserciti
             che però non era condivisa all’atto pratico da rilevanti figure del Risorgimento
             italico. È singolare rilevare, come anche l’“Eroe dei due mondi”, artefice dell’U-
             nità d’Italia, non volle o non seppe privarsi tra le sue fila della figura del cap-
             pellano militare. Tanti preti e frati combatterono in prima linea con i garibaldini
             per il sogno di un’Italia libera e repubblicana e che, come Ugo Bassi, barnabita
             e massone, catturato il 4 agosto 1849 a Comacchio e fucilato quattro giorni dopo
             a Bologna dagli austriaci, diedero la loro vita per la causa  o come Don Ange-
                                                                 12
             lo Arboit  che lo stesso Garibaldi chiamerà “mio fratello d’armi” definendolo
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             “Cappellano dei Mille” su una foto con dedica indirizzata al sacerdote etnogra-
             fo .
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                La prova della Grande Guerra divenne così un passaggio essenziale, costitu-
             tivo direi, per la fino ad allora tormentata vicenda dell’assistenza religiosa alle
             Forze Armate e la contemporanea “ripartenza” di un dialogo più generale e fat-
             tivo tra Stato e Chiesa cattolica. Volendo schematizzare è sensato storicamente e
             giuridicamente parlare di ciò, essenzialmente per quattro motivi: in primis, la ne-


                 Mursia, Milano, 1993,9-10.
             10  Nella Campagna di Libia sono solo i Cappuccini che mantengono il saio con il bracciale
                 internazionale, una coccarda sul petto e casco coloniale. per una panoramica su quel con-
                 flitto, da ultimo vedi CaMINITI a., La guerra italo-turca 1911-1912. Guerra di Libia,
                 Koinè, Roma, 2011.
             11  Sia consentito rimandare sul punto alle riflessioni già svolte in: DE oTo a., altare e
                 mostrine. Contributo allo studio dell’evoluzione normativa del servizio di assistenza spi-
                 rituale ai militari in Italia, Cedam, padova, 2018, 15.
             12  Sulla figura di Ugo Bassi vedi GUaLTIERI L., Memorie storiche di Ugo Bassi, Tip. Di
                 G. Monti al Sole, Bologna, 1861; BoFFITo G., Ugo Bassi, in atti dell’accademia pon-
                 taniana, XLVI, Napoli, 1917, BESEGHI U., Ugo Bassi. L’apostolo. Il martire, Marzocco,
                 Firenze, 1946.
             13  Vedi BIaSUz G., Don angelo M. arboit : il cappellano di Garibaldi in archivio storico
                 di Belluno, Feltre e Cadore,  40 n. 187 (apr.-giu. 1969), 40-50.
             14  Cfr. CaVaTERRa E., Sacerdoti in grigioverde. Storia dell’ordinariato militare italiano,
                 Mursia, Milano, 1993, 22-23.
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