Page 264 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
P. 264
264 il 1918. la Vittoria e il Sacrificio
gno d’Italia e si dovette necessariamente tornare al sistema dei cappellani con
31
semplice giurisdizione delegata.
Il Codex juris canonici del 1917 lasciava dunque la figura del cappellano
militare carente di una disciplina generale sicura e incontrovertibile per tutti e
32
così, a riempire il vuoto normativo, ci pensò il diritto speciale fissato dalle di-
sposizioni apostoliche circa l’assistenza alle truppe a cui de facto il can. 451 §3
rimandava. Per ciò che attiene invece la presenza di cappellani delle minoranze
religiose rappresentate sul suolo italico allo scoppio della Grande guerra, valde-
si, metodisti, ebrei e battisti furono chiamati a contribuire allo sforzo bellico. I
valdesi ad esempio, anche aiutati dall’appartenenza alla massoneria di molti suoi
dirigenti ed essendo una minoranza conosciuta e tutelata già nel Regno sardo-
33
piemontese, non fecero fatica a inserirsi con una certa enfasi patriottica negli
34
apparati militari e a nominare nove cappellani militari inquadrati come ufficiali
dell’esercito . Si deve infatti proprio al figlio di un pastore lo scrittore Piero
35
Jahier, il libro: “Con me e con gli alpini”: un classico della letteratura patriottica
post-risorgimentale . Nel 1918, mese di gennaio, si aggiunsero poi anche tre
36
31 per il testo del R.D. 1532 del 1920 vedi CoNSoRTI p. - MoRELLI M. (a cura di), Co-
dice dell’assistenza spirituale, Milano, 1993, allegati.
32 In questo la Chiesa cattolica agì con prudenza, in quanto se avesse dettato una disposi-
zione universale avrebbe vincolato ogni membro alla piena osservanza. Una norma ge-
nerale non era possibile né conveniente dal momento che si palesavano necessità diverse,
varianti da nazione a nazione e diverso era pure lo stato e il diritto degli eserciti. Cfr. DE
oTo a., altare e mostrine. Contributo allo studio dell’evoluzione normativa del servizio
di assistenza spirituale ai militari in Italia, Cedam, padova, 2018, 25 nota 48.
33 Cfr. RoCHaT G., I cappellani valdesi, Torino, Claudiana, 1996, 10. ai cappellani valde-
si “…il compito di assistere le poche migliaia di evangelici sparsi nei battaglioni alpini
pinerolo e Fenestrelle…” così RoNCaLLI M., Valdesi, anche i pastori nella Grande
Guerra, in www.avvenire.it, 13 aprile 2016, 1. Ma il loro compito non si esaurì in que-
sto, stante la responsabilità affidata ad alcuni (pastori Comba e Del pesco) di oltre 5000
prigionieri austro-ungarici di religione protestante che erano disseminati in ben 81 campi
di detenzione. Vedi MoRozzo DELLa RoCCa R., La fede e la guerra. Cappellani
militari e preti-soldato 1915-1919, Roma, Studium, 1980.
34 prima dell’entrata in guerra il mondo valdese si era schierato con la linea neutralista di
fattura giolittiana ma al momento dello scoppio del conflitto non ebbero difficoltà a for-
nire un impegno obbediente e partecipato cfr. aDaMo a., L’atteggiamento della chiesa
valdese nei confronti della guerra di Libia e della prima guerra mondiale in Bollettino
della società di studi valdesi, n. 137 del 1980.
35 L’Italia entrò nel conflitto il 24 maggio e il 2 giugno furono nominati su proposta della
Tavola Valdese i primi tre cappellani di quel culto (Bertalot, Bosio e pascal) cfr. Ro-
CHaT G., I cappellani valdesi,..cit…, 13. Non che nell’alveo protestante italico questa
cultura di servire la pace e di testimoniare Cristo in divisa non fosse già ben presente.
Basti pensare all’esperienza dell’Esercito della salvezza v. aRMISTEaD D., Cristiani
in divisa. Un secolo di storia dell’Esercito della salvezza tra gli italiani (1887-1997) ,
Torino, Claudiana, 1987.
36 Cfr. JaHIER p., Con me e con gli alpini, Milano, Mursia, rist., 2005.

