Page 267 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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III SeSSIone - I CappellanI MIlItarI                                267


             ecclesiastica lavorarono fianco a fianco nel momento supremo del pericolo e il
             generale Diaz volle espressamente che dodici tra i cappellani più attivi (sacerdoti
             che saranno poi convenzionalmente chiamati “i dodici apostoli” ) si recassero
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             sul Piave per spronare tutti: ufficiali, truppe e cappellani stessi a reagire con
             amor patrio e desiderio di rivincita, autorizzando anche l’istituzione della figura
             dell’aiuto-cappellano fino ad allora sconosciuta, nuovo e indispensabile ruolo,
             dato il grande lavoro da svolgere, che alla fine raggiunse il ragguardevole nume-
             ro complessivo di 576 unità  .
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                Con novanta caduti in combattimento e tre dispersi, centodieci cappellani
             presi prigionieri dal nemico e ben 546 decorati (3 medaglie d’oro e 137 d’ar-
             gento) essi diedero un vero e proprio impulso alle truppe del Regio Esercito a
             reagire nel momento più delicato, che vide anche la sostituzione al Comando del
             Gen. Cadorna a cui furono imputate manchevolezze di carattere tattico-militare
             nel frangente della disfatta di Caporetto .  Appare perciò storicamente innega-
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             bile il contributo fattivo dato dai cappellani militari alla vittoria finale dell’Italia
             sull’aquila asburgica. Un mondo ecclesiastico intero non si fece dunque di lato e
             si lasciò invece letteralmente attraversare dall’esperienza dura e lacerante della I
             guerra mondiale , reagendo con carità e coraggio, affrontando sofferenze, con-
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             dividendo il destino di un popolo impegnato in un conflitto che per la prima volta
             non coinvolgeva solo coloro che avevano abbracciato il “mestiere delle armi”
             ma popoli interi in una dimensione di conflitto mondiale. Guerra che l’allora
             Pontefice Benedetto XV non esitò a definire “l’inutile strage” nella lettera inviata
             “Ai capi dei popoli belligeranti” il 1 agosto del 1917 . Una carneficina costellata
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             di atti di eroismo e di quotidianità militare, di assalti alla baionetta, diserzioni  e
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             44  Cfr. CaVaTERRa E., Sacerdoti in grigioverde. Storia dell’ordinariato militare italiano,
                 Milano, Mursia, 1993, 41.
             45  Come sottolinea Mons. Vittorio pignoloni nel suo monumentale lavoro “I Cappellani
                 militari d’Italia nella Grande Guerra” edito da San paolo nel 2014, passim.
             46  Sulla figura del Gen. Luigi Cadorna nel I conflitto mondiale v. per tutti di MoNDINI M.,
                 Il Capo. La Grande guerra del Generale Luigi Cadorna, Il Mulino, Bologna, 2017.
             47  per una panoramica efficace sul punto v. BRUTI LIBERaTI L., Il clero italiano nella
                 Grande guerra, Editori Riuniti, Roma, 1982.
             48  Col secolo XX - a cominciare dal pontificato di Benedetto XV - avviene un cambiamento
                 radicale nella coscienza, nella dottrina e nella prassi della Chiesa: il problema essenziale non
                 è più quello della legittimazione della guerra, ma quello della promozione della pace. Cfr.
                 Editoriale. La Chiesa, la guerra e la pace. Dall’ “inevitabilità” della guerra alla “possibilità”
                 della pace, in La civiltà cattolica, 1983, 03181, 3-14.
             49  Moltissimi furono gli episodi, ben prima della rotta di Caporetto, di sentenze pronunciate
                 dalla giustizia militare contro renitenti alla leva e disertori che per sfuggire ai ripetuti (e
                 a volte militarmente insensati) quotidiani assalti alla baionetta si davano alla macchia.
                 Vedi per tutti SECHI S., Il morale delle truppe durante la prima guerra mondiale, in Studi
                 storici, 1970, 4/00, 794-818.
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