Page 268 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             di mesi di stallo in trincee umide e piene di fango, una vicenda storica che chiede
             memoria e non celebrazione .
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                La Grande guerra ha quindi segnato un bivio per la futura nazione italiana
             facendo interagire e cementare popoli regionali che mai si erano sfiorati  ma
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             che condividevano la stessa fede di popolo  e che segnò un grande sacrificio
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             collettivo, piaculum sull’altare dell’unità nazionale ancora oggi collettivamente
             ricordato, anche se, a livello europeo, finì per determinare, nel pendio scivoloso
             della storia, non solo la fine degli Imperi Centrali ma anche la crisi delle Istitu-
             zioni liberali.
                Così i cappellani militari in questo guado, in questo passaggio difficile, eb-
             bero il complesso compito di portare l’amore di Dio lì dove era la devastazione
             della guerra. Oltre a svolgere le funzioni rituali strettamente connesse al loro
             ministero, diedero una parola di conforto, toccò loro raccogliere un’anima, for-
             nire risposte a domande che ardevano nel cuore dei soldati, scrivere una lettera
             a casa per aiutare un milite analfabeta, fornire aiuto materiale, recitare il rosario
             in trincea a piccoli gruppi, affrontare anche l’ostilità preconcetta di alcuni soldati
             che molto spesso, nella valle buia della morte, finì per trasformarsi in appog-
             gio e ascolto, come emerge dalle tante relazioni pastorali dei cappellani militari
             impegnati nel primo conflitto bellico. Molti furono i cappellani che passarono
             per il fronte e negli ospedali da campo, Padre Semeria, padre Minozzi, Don De
             Toni, Padre Brandi, Don Luigi Fiorentino Basso e Don Angelo Giuseppe Ron-
             calli, San Giovanni XXIII Pontifex fautore del Concilio Vaticano II  e sergente
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             di sanità prima e cappellano militare poi nella grande guerra . Papa Giovanni
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             50  In questa direzione ovvero nel senso di una memoria colma di carità per i caduti ad ogni
                 titolo nella Grande Guerra, l’intervento dell’ordinario militare d’Italia S.E. Don Santo
                 Marcianò sul tema della riabilitazione come caduti di guerra, al pari di tutti, dei diser-
                 tori fucilati nel I conflitto mondiale: “…giustiziarli fu un atto di violenza ingiustificato,
                 gratuito, da condannare…”. In BoBBIo a., “Riabilitate i disertori fucilati della Grande
                 Guerra” in http://m.famigliacristiana.it/articolo/riabilitate-i-disertori-fucilati-della-gran-
                 de-guerra.htm, 7.11.2014, 1.
             51  “…I soldati italiani, in maggioranza contadini, provenienti da storie e regioni diverse,
                 scoprirono per la prima volta, nel senso del dovere, nella silenziosa rassegnazione, nella
                 condizione di precarietà, l’appartenenza a un unico destino di popolo e nazione…”. Cfr.
                 Intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del 100° an-
                 niversario dell’entrata dell’Italia nella I guerra mondiale, Monte San Michele, Sagrado
                 (Go), 24.05.2015, in www.quirinale.it /elementi/1041, 1.
             52  Cfr. MoRozzo DELLa RoCCa R., La fede e la guerra, Roma, 1980, passim.
             53  ancora centrali le considerazioni sul punto di zaNCHINI F., Concilio e papa in Giovanni
                 XXIII, in Il tetto, 1982, 111/00, 325-327.
             54  Sul punto vedi angelo Giuseppe Roncalli. Giovanni XXIII. «Io amo l’Italia». Esperienza
                 militare di un papa. Studi e documenti, (a cura di), zaNCHI G. e pERSICo a., LEV,
                 Città del Vaticano, 2017.
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