Page 260 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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260 il 1918. la Vittoria e il Sacrificio
cessità, l’esigenza più generale e non rinviabile di fronte al pericolo incombente
del Regno d’Italia di rafforzarsi, rendendo più coesa, la neo-costituita Nazione
italiana utilizzando il fattore religioso, quindi la necessità correlata di ripristinare
in maniera viva i rapporti tra le Alte Parti stante, fino ad allora, il progressivo cri-
stallizzarsi di una situazione di non belligeranza sospettosa e un clima non colla-
borativo tra Vaticano e Quirinale che si era faticosamente negli anni sostituito al
clima di guerra aperta iniziale . Scendendo poi nella materia che ci occupa, ebbe
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il suo peso anche la necessità ex parte ecclesiae di creare un rapporto forte tra
i fedeli e i preti in grigio-verde, un rapporto che uscisse dalla dimensione della
parrocchia e rappresentasse l’inverarsi di quella assistenza spirituale alle truppe
in un popolo unito e non più frazionato in tanti staterelli, ognuno con la propria
normativa in materia riportando così la religione nelle caserme in maniera isti-
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tuzionalizzata. Infine, preoccupazione cara però solo agli ambienti liberali, di
rendere l’assistenza spirituale ai militari italiani, se era proprio necessario, che
questa fosse istituita in maniera strutturata, data l’emergenza del conflitto su
vasta scala, un ufficio rivolto a militi di diverse fedi, tutti accomunati dal fatto
di essere cittadini del nuovo Regno, con un’ovvia preponderanza cattolica data
dai numeri e dalla richiesta dei soldati stessi ma anche con la fattiva presenza di
cappellani israeliti e protestanti. Presenza che servisse a rimarcare anche l’im-
parzialità delle Istituzioni statali verso i diversi culti, anche se proprio la vicenda
dell’entrata in guerra dell’Italia, sembrò far cadere questa pregiudiziale a favore
del comune sentire del momento. Insieme infatti, nazionalisti laici e cattolici in-
terventisti come Romolo Murri , auspicavano l’entrata in campo della nazione
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italica nel primo conflitto mondiale prendendo “…a bersaglio Giolitti, “la casta
parlamentare”, “i neutralisti”, “i tiepidi”, i tentennamenti di Salandra e del
Re…” .
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15 In tal senso imprescindibile si rivelò l’opera preziosa di mediazione, nell’eccezionalità
del momento, che prestarono personaggi del calibro del Barone Monti – all’epoca diret-
tore del Fondo statale per il culto e del Cardinal Segretario di Stato S. E. pietro Gasparri
per la ripresa di rapporti minimamente accettabili tra Stato e Santa Sede.
16 ad esempio, nel Regno delle Due Sicilie, la bolla Convenit dell’8 luglio 1741 di Bene-
detto XIV attribuiva le funzioni di ordinario militare al Cappellano maggiore di Corte,
con una normativa che prevedeva il Re a nominare i cappellani stessi.
17 Sul punto vedi CECCHINI F.M., Murri radicale e interventista, in ID., Murri e il mur-
rismo, argalia, Urbino, 1973, 173-210. più in generale sull’atteggiamento dei cattolici
rispetto all’entrata dell’Italia nel primo conflitto mondiale, si veda il lavoro di VaRNIER
G.B., Chiesa, Santa Sede e cattolici italiani di fronte alla Grande Guerra, in Il Diritto
Ecclesiastico, 2014, 3-4/1, 533 ss.
18 Cfr. NELLo p., 1915: l’ultima guerra del Risorgimento, in RoGaRI S. (a cura di), Il
Risorgimento e l’Unità d’Italia. Idee, figure e percorsi, Minerva, Bologna, 2018, 67.