Page 316 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             Bianco, facendoli giungere tra l’ottobre e il novembre 1916 su suolo italiano.
             Circa 2500 uomini, già in mano alla missione militare italiana che ne stava or-
             ganizzando il trasbordo in Italia, furono sorpresi dalla rivoluzione bolscevica e
             trasferiti con un viaggio avventuroso attraverso la Russia in fiamme nella con-
             cessione militare italiana di Tientsin. Una parte di questi, i più anziani e i malati,
             rientrarono facendo letteralmente il giro del mondo, con un viaggio in nave che
             nell’estate 1918 li condusse a San Francisco, cui seguì l’attraversamento degli
             Stati Uniti e poi finalmente l’imbarco sulla costa occidentale verso l’Europa.
             Altri furono invece aggregati al corpo di spedizione italiano inviato in Sibe-
             ria a combattere contro i bolscevichi. Questi ultimi, insieme ad altre centinaia
             di italiani d’Austria rastrellati da una nuova missione italiana in vari campi di
             prigionia sparsi negli immensi spazi russi, sarebbero finalmente ripartiti nel feb-
             braio 1920, imbarcandosi a Vladivostok e arrivando due mesi dopo a Trieste, al
             termine di un lungo viaggio attraverso l’Oceano Indiano e lo stretto di Suez. Altri
             ancora, in gruppi o alla spicciolata, avrebbero trovato la via del ritorno nei mesi
             e negli anni successivi .
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                Al di là delle vicende avventurose, quasi fantastiche, che molti di loro vissero
             in lunghi anni trascorsi tra guerra, prigionia e difficili ritorni, il caso dei soldati di
             lingua italiana dell’esercito austro-ungarico rappresenta un elemento storiografi-
             camente interessante. Ci invita a ragionare sul modo in cui i soldati appartenenti
             a una delle più piccole minoranze nazionali dell’Impero vennero percepiti e trat-
             tati dalle autorità militari e civili austriache, sui motivi della costante diffidenza
             nei loro confronti, anche prima dell’ingresso in guerra dell’Italia, sull’esistenza
             di una certa sospettosa cautela anche da parte delle autorità italiane, non del tutto
             sicure della loro affidabilità nazionale. Ma ci spinge anche a interrogarci sui sen-
             timenti con cui essi partirono per il fronte, sulle loro identità, culturali, nazionali,
             regionali e sui modi in cui queste vennero messe in discussione, modificate o ri-
             badite a seguito dell’esperienza di guerra, ai motivi che determinarono, laddove
             vi fu modo di operarla, la scelta per l’Italia o per l’Austria. Sono questioni ampie
             e complesse, che qui si cercherà di rendere sinteticamente dopo aver illustrato
             i caratteri delle popolazioni di lingua italiana dell’Impero e le loro vicende nei
             decenni che precedono lo scoppio del conflitto.









             4   RoSSI MaRINa, I prigionieri dello zar. Soldati italiani dell’esercito austro-ungarico nei
                 lager della Russia (1914-1918), Mursia, Milano, 1997; aNToNELLI QUINTo, I dimenticati
                 della Grande Guerra. La memoria dei combattenti trentini (1914-1920), Il Margine, Trento,
                 2008.
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