Page 319 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             lingua italiana. Seppur minoritaria nella rappresentanza dietale a Innsbruck, la
             popolazione trentina non viveva una condizione di scontro etnico quotidiano con
             la dominante componente di lingua tedesca, il che rendeva il confronto nazionale
             meno virulento che altrove.
                Ben diversa la situazione nel Litorale, la cui vita economica gravitava in larga
             parte attorno a Trieste, primo porto dell’Impero, nonché terza città dell’Austria.
             Il capoluogo giuliano conobbe un’esplosiva crescita demografica, passando dai
             104.000 abitanti del 1857 ai 224.000 del 1909. I massicci fenomeni di inurba-
             mento avevano mutato a fondo il profilo economico, demografico, linguistico
             della città, ponendo le basi dello scontro nazionale. La città adriatica, perfetta-
             mente integrata nella vita economica, commerciale e finanziaria dell’Impero, ne
             era una delle realtà economicamente più dinamiche. Rappresentava il terminale
             principale per le esportazioni e le importazioni di un amplissimo retroterra, oc-
             cupando migliaia di persone nelle mansioni portuali, nei cantieri navali, nell’e-
             dilizia .
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                Assai più complessa e diversificata la situazione sulla costa adriatica. Nel
             1910 a Trieste e dintorni si contavano 119.159 italiani, 56.916 sloveni, 2.403
             croati, cui si aggiungevano 29.439 “regnicoli”, 12.000 tedeschi e quasi 10.000 di
             altra lingua. Gorizia e i distretti friulani contavano 154.564 sloveni, 90.151 ita-
             liani, 8.947 “regnicoli”, 4.000 tedeschi. Se nella città di Gorizia i parlanti italiano
             erano in leggera maggioranza, i distretti di Gradisca e Monfalcone avevano una
             netta maggioranza italiana, mentre quelli di Sesana e Tolmino erano compatta-
             mente sloveni. Non meno articolata la situazione in Istria, con 168.100 croati,
             153.500 italiani (“regnicoli” compresi), 54.993 sloveni, circa 13.000 tedeschi e
             circa 17.000 di altra lingua e cittadinanza. Rimane ancora Fiume, corpus sepa-
             ratum della corona ungherese, con 24.212 italiani, 12.946 croati, più di 6.000
             ungheresi e 2.337 sloveni e infine la Dalmazia, dove gli italiani rappresenta-
             vano una esigua minoranza con appena il 3% della popolazione, di cui però
             la metà concentrata nella capitale Zara: 9.200 contro solo 3.500 serbo-croati.
             Sarebbe difficile immaginare un contesto etnico-linguistico più complicato, fatto
             di presenze multiple, di sovrapposizioni e di rapporti numerici che si ribaltavano
             spostandosi solo di poche decine di chilometri. Una situazione di tutt’altro tipo
             rispetto a quella trentina, che ha fatto sostenere che probabilmente in Austria non
             vi fosse un’altra regione in grado di offrire condizioni etniche più favorevoli alla
             soluzione delle tensioni nazionali rispetto al Tirolo e al contrario ben poche altre
             con condizioni così complesse e difficili come il Litorale .
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                 fine mobile, in: DI MICHELE aNDREa et al. (a cura di), al confine. Sette luoghi di transito
                 in Tirolo, alto adige e Trentino tra storia e antropologia, Raetia, Bolzano, 2012, pp. 229-283.
             10  apIH ELIo, Trieste, Laterza, Roma-Bari, 1988.
             11  KaNN RoBERT a., Das Nationalitätenproblem der Habsburgermonarchie. Geschichte und
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