Page 322 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             sioni regionali, traendone vigore e capacità di mobilitazione e coinvolgimento.
             Nelle ore successive alla dichiarazione di guerra alla Serbia, Trieste veniva at-
             traversata da cortei di persone esaltate dalla prospettiva del conflitto. Manifesta-
             zioni patriottiche si indirizzarono immediatamente contro i nazionalisti slavi e
             non mancarono assalti a edifici e negozi sloveni . Persino esponenti della classe
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             operaia si unirono ai cortei a sostegno dell’Austria, lanciando forti le invettive
             contro gli sloveni. In piazza scesero anche i liberalnazionali e gli irredentisti fi-
             loitaliani, convinti che di lì a poco a fianco all’Impero si sarebbe schierata anche
             l’Italia e che finalmente si sarebbero fatti i conti con il nemico serbo . L’odio e
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             il razzismo antislavo ricompattava posizioni politiche diverse e dava un senso
             tutto speciale alla guerra di questi italiani d’Austria. Del resto, un entusiasmo
             del tutto simile e speculare si sarebbe manifestato nei soldati sloveni del Litorale
             chiamati a combattere contro l’Italia dopo il maggio 1915 e che nell’odio contro
             gli italiani e le loro aspirazioni ai territori sloveni trovavano la migliore motiva-
             zione a combattere .
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                Lo spirito con cui si partiva non era dunque sempre lo stesso, anche se i diari
             dei soldati richiamati con la prima mobilitazione generale esprimono soprattutto
             le paure di chi si avviava verso un destino sconosciuto. Fatto sta che, nonostante
             a prevalere non siano dimostrazioni di entusiasmo patriottico, gli italiani d’Au-
             stria risposero diligentemente alla mobilitazione generale del luglio 1914, non
             diversamente da quanto negli stessi giorni avveniva nelle altre regioni dell’Im-
             pero e, più in generale, in tutti i paesi coinvolti fin dall’inizio nel conflitto. A
             prevalere fu il senso del dovere, l’educazione all’obbedienza alle autorità costi-
             tuite, l’inerzia di fronte a un comando indiscutibile, il timore per le conseguenze
             di un atto di disubbidienza, la speranza in una guerra breve, per qualcuno anche
             la convinzione che si sarebbe combattuta un conflitto giusto, per difendere la
             patria . Motivazioni diverse, dunque, apparentemente contraddittorie ma che
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             in realtà potevano coesistere, come traspare dalle parole del trentino Giacomo
             Sommavilla, che al momento della partenza si abbandona alle lacrime con i pa-
             renti più cari, combattendo al suo interno “una fiera tempesta”: “L’amore e il



             19  FaBI LUCIo, Trieste 1914-1918. Una città in guerra, MGS press, Trieste, 1996, pp. 16-18.
             20  Cfr. RoSSI MaRINa, RaNCHI SERGIo, Lontano da dove... proletari italiani e sloveni del
                 Litorale nei vortici della guerra imperialista, in: FaBI LUCIo (a cura di), Uomini in guerra
                 1914-1918, numero monografico di “Qualestoria” 14 (1986) 1-2, pp. 102-133, qui pp. 103-
                 106.
             21  VERGINELLa MaRTa, Storie di prigionia nel labirinto russo. Sloveni in Russia durante la
                 prima guerra mondiale, in: RoSSI MaRINa (a cura di), Lontano dalla patria, ai confini del
                 mondo. Diari, memorie, testimonianze di internati militari e civili nella Grande Guerra (1914-
                 1920), numero monografico di “Qualestoria” 20 (1992) 3, pp. 33-86, qui p. 43.
             22  RaSERa  FaBRIzIo,  CaMILLo  zaDRa,  patrie  lontane.  La  coscienza  nazionale  negli
                 scritti dei soldati trentini 1914-1918, in: “passato e presente” 6 (1987) 14-15, pp. 37-73.
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