Page 324 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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324 il 1918. la Vittoria e il Sacrificio
discriminatori. Non era un atteggiamento nuovo e neppure riservato ai soli sud-
diti italiani. Non era neppure un atteggiamento proprio di tutte le autorità statali,
ma piuttosto ascrivibile ai vertici militari, che già prima del conflitto avevano
radicalizzato il proprio indistinto atteggiamento di sfiducia nei confronti del-
le minoranze ritenute più accesamente irredentiste, reclamando per sé un ruolo
centrale nell’opera di contrasto a vere o presunte tendenze antinazionali. Ben
prima del 1914 si erano determinati scontri e tensioni tra autorità civili e militari,
con le prime che raccomandavano moderazione ed equilibrio nel trattamento
della componente di lingua italiana e le seconde che invece accusavano i civili
di essere troppo morbidI, accondiscendenti e tolleranti e per questo responsabili
dell’accresciuto rischio secessionista. Per i militari qualsiasi richiesta di garanzia
linguistica e culturale o di autonomia territoriale era sbrigativamente considerata
un’espressione d’irredentismo da stroncare senza alcun indugio. Le autorità ci-
vili esprimevano invece valutazioni più aderenti alla realtà, meno schematiche
e indifferenziate, che non ingigantivano il significato politico di ogni manife-
stazione d’italianità. Ne è un esempio l’analisi della situazione trentina elabora-
ta nel settembre 1912 dal luogotenente del Tirolo e Vorarlberg barone Markus
von Spiegelfeld, che criticava l’azione di “difesa nazionale” svolta dal Tiroler
Volksbund, ma anche l’atteggiamento delle autorità militari e i loro piani d’inter-
vento volti a sradicare il pericolo irredentista . Spiegelfeld osservava che accuse
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generalizzate di irredentismo finivano per esasperare il clima politico, causando
effetti controproducenti. A suo avviso, invece, “Concedendo all’italiano di poter
tranquillamente esprimere la sua nazionalità si chiude all’irredentismo uno dei
principali, forse il principale, dei canali ai quali esso si alimenta” .
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La distanza tra l’intelligente moderazione dei civili e l’intransigente severità
dei militari si accentuò ulteriormente allo scoppio del conflitto, in un quadro
generale contrassegnato da un progressivo trasferimento di competenze civili e
amministrative ai comandi militari e il conseguente instaurarsi di un regime dit-
tatoriale . Come affermò alla fine del 1915 il primo ministro conte Karl Stürgkh,
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la politica dell’esercito nei confronti delle minoranze nazionali segnalava una
“preoccupante tendenza ad un’errata generalizzazione, che [...] può recare danni
notevoli, in quanto minaccia di estraniare lo Stato rispetto ad ampi strati della
popolazione” .
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In Trentino nell’ottobre 1914 si verificarono arruolamenti indebiti di giovani
27 Ivi, pp. 45-46.
28 Cit. in ÜBEREGGER oSWaLD, L’altra guerra. La giurisdizione militare in Tirolo durante la
prima guerra mondiale, Società di studi trentini di scienze storiche, Trento, 2004, p. 431.
29 HaUTMaNN HaNS, Bemerkungen zu den Kriegs- und ausnahmegesetzen in Öster-
reich-Ungarn und deren anwendung 1914-1918, in: “zeitgeschichte” 3 (1975) 2, pp. 31-37.
30 Cit. in ÜBEREGGER, L’altra guerra, cit., p. 496.