Page 328 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             l’allontanamento dalle formazioni tirolesi dei soldati italiani, che andavano tra-
             sportati alle nuove destinazioni senza armi, baionette e munizioni, attentamente
             controllati e accompagnati da ufficiali e sottufficiali, questi ultimi doverosamen-
             te non di lingua italiana .
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                In realtà, nei mesi e negli anni successivi, un certo numero di soldati di lingua
             italiana avrebbe continuato ad essere inviato anche sul fronte sud-occidentale,
             provocando le reazioni stizzite dei competenti comandi territoriali e nuovi in-
             terventi dell’Armeeoberkommando volti a ribadire quanto più volte ordinato .
                                                                                  43
             Ancora nell’ottobre 1917 ci si lamentava del fatto che presso l’Heeresgruppe
             Conrad fossero presenti 6 ufficiali e 5441 soldati di “nazionalità italiana”, tra cui
             vi erano stati numerosi casi di diserzione. Ciò rendeva necessario ribadire che
             sul fronte italo-austriaco dovessero mantenersi solo quei pochi elementi italia-
             ni di sicura affidabilità, mentre tutti gli altri erano da trasferirsi in altre aree di
             guerra .
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                Questa fu negli anni a seguire la cifra dell’atteggiamento delle autorità mili-
             tari nei confronti dei soldati di lingua italiana. Ridistribuiti in piccoli gruppi in
             numerosi reggimenti, questi si trovarono sempre più isolati, divisi e sorvegliati,
             cosa che non poteva non avere riflessi negativi sul loro comportamento in bat-
             taglia. Nei diari sono frequenti i riferimenti a questa condizione di progressivo
             isolamento e al disagio che ne conseguiva, dopo che ai maltrattamenti e al ma-
             nifesto disprezzo si aggiungeva l’impossibilità di un’adeguata comunicazione
             quotidiana. Come sintetizzato da Angelo Raffaelli: “io non potevo parlare e ime
             odiava che seiavese potuto choparmi i me copava ma io pregavo il signore” .
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             Venivano così a determinarsi le condizioni meno favorevoli per la tenuta psico-
             logica e morale dei soldati, impossibilitati a costruire minimi spazi di socialità e
             a sviluppare forme di legame con i compagni, fondamentali per il buon compor-
             tamento delle singole unità in battaglia.



             42  ÖSta, Ka, aoK, opabt, 13073/1915, Karton 30, ministero austriaco della Difesa al Co-
                 mando supremo, 18.6.1915. Sulla formazione delle scorte da assegnare ai cosiddetti “Italie-
                 nerzüge”, i treni degli italiani, si veda anche ÖSta, Ka, aoK, opabt, 34554/1916, Karton
                 94.
             43  Si veda ad esempio ÖSta, Ka, aoK, opabt, 46428/1917, Karton 136. Il trattamento cui
                 erano sottoposti i soldati di lingua italiana era noto ai vertici delle forze armate italiane, come
                 si può ben vedere in Ufficio storico della Marina militare italiana, Roma (USMMI), Raccolta
                 di base, b. 600, fasc. prigionieri di guerra 1916, promemoria riservatissimo del Reparto in-
                 formazioni dell’Ufficio del Capo di Stato Maggiore della Marina avente per oggetto “austria
                 – Condizioni di vita dei soldati di nazionalità italiana”, 6.11.1916.
             44  ÖSta, Ka, aoK, opabt, 45919/1917, Karton 135, Comando supremo a Conrad, 8.10.1917.
             45  angelo Raffaelli, in aNToNELLI QUINTo, poNTaLTI GIoRGIa (a cura di), Giovan-
                 ni Bona, Bortolo Busolli, antonio Giovanazzi, angelo Raffaelli, Isidoro Simonetti, angelo
                 zeni, Museo storico in Trento, Museo storico italiano della guerra, Trento, Rovereto, 1997,
                 pp. 129-156, qui pp. 155-156.
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