Page 384 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             la della distinzione tra atti “giusti”, che garantivano l’ordine, e atti “ingiusti”, che
             lo minacciavano.
                al momento dell’ingresso in guerra degli Stati Uniti la difficile condizione
             degli Stati europei loro alleati non aveva permesso a questi ultimi di avanzare
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             riserve nei confronti dei progetti americani . Tuttavia, se già durante la confe-
             renza di parigi del 1919 divenne evidente come il principio di realtà avrebbe
             continuamente posto delle eccezioni alla pedissequa applicazione dei principi
             di Wilson (in particolare alla traduzione concreta di quello di autodeterminazio-
             ne), le resistenze delle potenze europee ad accantonare i principi “classici” della
             sovranità e della non ingerenza, uniti al voto contrario del Senato americano
             all’adesione alla Società delle Nazioni e alla successiva ondata isolazionista che
             prevalse negli Stati Uniti, minò alle basi la stabilità del nuovo ordine internazio-
             nale. La sostanziale rinuncia americana a guidare l’ordine mondiale post-bellico,
             infatti, da un lato privò quest’ultimo dell’attore che più di ogni altro aveva le ri-
             sorse materiali, sia economiche che militari, per garantirlo dalle minacce che via
             via si concretizzarono, dall’altro lo privò dell’attore che più di ogni altro aveva
             contribuito a definirne le nuove fonti di legittimità, sia sotto il profilo ideale che
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             sotto quello dei meccanismi di funzionamento .

             3.2 Il bolscevismo e la contestazione dell’ordine capitalista
                Il 1918 è anche l’anno in cui la Rivoluzione d’ottobre svela definitivamente
             la sua essenza. apparve evidente a tutti che i bolscevichi non erano interessati al
             solo abbattimento dell’ordine interno dell’Impero zarista. La visione del mondo
             che li animava implicava l’impegno non solo nel rovesciamento dell’ordine in-
             terno, ma anche di quello internazionale. In tal senso per i bolscevichi non era
             rilevante lo sforzo wilsoniano teso a superare definitivamente i principi interna-
             zionali ereditati di fatto dall’Ancien régime, perché entrambi gli ordini costitu-
             ivano una sovrastruttura del potere delle classi dominanti – aristocrazia prima,
             borghesia poi – sul proletariato. Nel dibattito interno al partito bolscevico non
             era mai stato neanche affrontato il “problema” della politica estera, come con-
             seguenza della diffusa convinzione che la rivoluzione del proletariato avrebbe
             in breve travolto l’ordine internazionale capitalista e l’esistenza di Stati sovrani
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             per come erano stati concepiti sino ad allora . I leader bolscevichi, quindi, non
             avevano preso in considerazione l’ipotesi che lo Stato socialista avrebbe potuto
             convivere con quelli borghesi.
                ancor più di Lenin, fu Lev Trotsky a giudicare incompatibile l’esistenza di


             32  KISSINGER, L’arte…, cit., p. 168.
             33  KISSINGER HENRY, ordine mondiale, Mondadori, Milano, 2015 (ed. or. 2014), pp. 255-
                 266.
             34  KISSINGER, L’arte…, cit., p. 192.
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