Page 386 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             zione permanente” (1923) , fu l’interpretazione dell’ordine internazionale come
             intrinsecamente “ingiusto” in quanto modellato dagli Stati capitalisti, nonché
             l’idea che la diplomazia fosse un’arte borghese che, come tale, andava ripudiata
             salvo usarla come uno strumento di propaganda o sovversione al servizio della
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             lotta rivoluzionaria .
             3.3 L’origine del revisionismo tedesco
                L’ultima fonte di instabilità che si originò nel 1918, minando l’ordine post-
             bellico, fu la percezione tedesca delle particolari dinamiche che fecero maturare
             la sua sconfitta e del trattamento che le riservarono le potenze vincitrici.
                anzitutto, va ricordato come con il Trattato di Brest-Litovsk la Germania
             aveva  chiuso  vittoriosamente  uno  dei  fronti  della  Grande  guerra,  pochi  mesi
             dopo aver permesso lo sfondamento degli Imperi centrali del fronte italiano (24
             ottobre – 12 novembre 1917). parallelamente, nella primavera del 1918 aveva
             lanciato la grande offensiva “di primavera” sul fronte occidentale (21 marzo –
             5 agosto 1918), per cui erano state mobilitate tutte le risorse restanti. Questa,
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             tuttavia, si rivelò un successo tattico, ma un fallimento strategico . Fu seguita,
             infatti, dalla controffensiva alleata “dei cento giorni” (8 agosto – 11 novembre
             1918), che fece perdere ai tedeschi quasi tutti i vantaggi ottenuti con la seconda
             battaglia dell’aisne (16 aprile – 19 maggio e 24 ottobre 1917) . L’esaurimento
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             delle risorse disponibili, la demoralizzazione dell’esercito e lo scoppio di foco-
             lai di rivolta interni trasformarono una “non vittoria” nella capitolazione della
             Germania .
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                ancor prima dell’inizio della Conferenza di parigi, tuttavia, già nel 1918 il
             principio della reintegrazione dello sconfitto nell’ambito dei lavori di ridefini-
             zione dell’ordine internazionale sembrava non essere sul tavolo. Questo approc-
             cio non era condivisibile dalla prospettiva americana. L’intervento in guerra del
             paese, secondo Wilson, non era stato spinto solo dalle classiche ragioni strate-
             giche, ma anche dall’idea che un ordine internazionale pacifico non fosse possi-
             bile finché alcune grandi nazioni fossero state governate da regimi autocratici .
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             pertanto, non era possibile alcun tipo di trattativa con l’imperatore Guglielmo
             II, cui veniva tributata la responsabilità dello scoppio stesso del conflitto. anche



             40  CaRR EDWaRD, German-Soviet relations between the two world wars 1919-1939, John
                 Hopkins press, Baltimora, 1951, p. 40.
             41  aRoN, op. cit., pp. 206-213.
             42  FERGUSoN, op. cit., p. 150.
             43  KENNEDY paUL, ascesa e declino delle grandi potenze, Garzanti, Milano, 1999 (ed. or.
                 1987).
             44  FERGUSoN, op. cit., p. 150.
             45  KISSINGER, ordine…, cit., p. 258.
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