Page 71 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             va, con cupa disperazione:
                “Stiamo combattendo contro un duplice nemico, davanti a noi ed accanto
                a noi, forse persino già dietro di noi!”
                Gli stessi vertici delle diverse Armate, dal Principe Schönburg (6ª Armata)
             sul Piave e il Gen. Krobatin (10ª Armata) in Trentino il 25 ottobre, al coman-
             do della flotta il giorno seguente, allo stesso Feldmaresciallo Boroević il 28 e
             quindi il 29 ottobre, non fecero che chiedere un immediato avvio delle trattative
             di armistizio, per scongiurare guai peggiori mentre ancora l’esercito si trovava
             su suolo italiano.  Alle 13 del 28 ottobre il comando di Udine aveva ricevuto
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             d’altro canto dal Gen. Artz un fonogramma con cui veniva chiesto al gruppo d’e-
             sercito del Piave di garantire ancora una settimana di resistenza, per evitare che
             le trattative che si intendevano avviare si trasformassero in una pace semplice-
             mente “imposta” sul campo. La risposta, inviata in serata, dello stesso Boroević
             secondo cui non esistevano ormai più truppe su cui poter fare sicuro affidamento
             rivelava come da parte sua, e probabilmente anche del comandante la 6ª Armata,
             non ci fosse più la volontà di garantire sul Monticano un’ulteriore “posizione
             di resistenza”, quanto piuttosto il desiderio di riportare oltre i vecchi confini il
             maggior numero possibile di unità ancora efficienti.  Il convulso svilupparsi
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             degli avvenimenti politici a Vienna sembrava infatti poter restituire all’esercito,
             e naturalmente ai suoi comandanti, il ruolo di restauratore dell’ordine e dell’au-
             torità imperiale come già accaduto nel 1848. Se l’opzione tattica della difesa del
             Monticano appariva problematica, la soluzione “politica” risultava non meno
             utopistica a fronte dei fenomeni di disgregazione o di rifiuto di qualsiasi scelta
             operativa che non coincidesse col semplice rientro nelle sedi di guarnigione che
             si diffondevano ormai anche nei corpi a prevalenza tedesca.  È ancora Schneider
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                 Monticano una linea di resistenza ad oltranza, oltretutto in contrasto con le riportate annota-
                 zioni di von pitreich; utile il confronto con quanto sostenuto dalla citata storia del 2° Regg.
                 fanteria Landsturm. Si veda inoltre la ben più accurata ricostruzione di Narderer, L’ultima
                 battaglia, cit., pp. 45-47, in particolare dove afferma: “Non era però più pensabile utilizzare
                 queste posizioni [qui si parla della Livenza] per arrestare ancora una volta gli alleati in modo
                 risolutivo. Queste considerazioni vennero soffocate sul nascere dalla situazione generale che
                 si delineava, con il rapido incalzare del nemico e il disgregarsi delle nostre formazioni.”
             38  Regele oskar, Gericht über Habsburgs Wehrmacht. Letze Siege und Untergang unter dem ar-
                 mee-oberkommando Kaiser Karls I, - Generaloberst arz von Straussenburg, Verlag Herold,
                 Wien-München 1968, pp. 172-173.
             39  Si veda a riguardo la precisa analisi proposta da andics Hellmut, Der Untergang der Donau-
                 monarchie. oesterreich-Ungarn von der Jahrhundertwende bis zum November 1918, Molden
                 Taschenbuch Verlag, Wien-München-zürich 1974, pp. 294 ss.
             40  Discrasia questa fra intenzioni e possibilità operative che viene ignorata da Bassett Richard,
                 For God and Kaiser. The Imperial austrian army from 1619 to 1918, Yale University press,
                 New Haven-London 2015, p. 533, che dopo aver discreditato la “so-called ‘Battle’ of Vittorio
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