Page 73 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             questo frangente reparti capaci di conservare la coesione, di battersi tenacemente
             come retroguardie, di reagire fino all’ultimo istante ai tentativi di penetrazione
             italiani. Lo testimonia il diario delle nostre Divisioni di cavalleria, spesso co-
             strette nel loro inseguimento a duri combattimenti e ad audaci manovre di accer-
             chiamento tattico.  Inoltre a smentire tale assunto basterebbe la preoccupazione
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             con cui tanto il governo austriaco, quanto quello ungherese guardavano al ritorno
             in patria di reparti coesi, armati e affamati.
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                Si assistette in parecchi casi a quello che Angelo Ara ha definito
                “…il caso quasi unico nella storia, di un’armata che continua a combattere
                senza avere più alle spalle un paese”.
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                L’azione combinata delle Divisioni di cavalleria, delle forze celeri (autoblin-
             do e mitragliatrici) e dell’aviazione capace di colpire durante e in profondità
             lungo le strade del ripiegamento, e niente meno di essa, trasformò però la ritirata
             austro-ungarica in una rotta.
                Le vicende politiche dell’immediato dopoguerra, con molti degli sconfitti sa-
             liti sul carro dei vincitori, e con le compagini più provate (austro-tedeschi ed
             ungheresi) disperatamente impegnate a conservare un’integrità ed un orgoglio
             nazionali, faranno molto per cancellare le tracce di questa “rotta”. Le stesse me-
             morie dei vinti di Vittorio Veneto, rese anche recentemente disponibili al letto-
             re italiano, finiscono peraltro per fare dei loro autori degli “ipocriti sinceri”: la
             sconfitta di Vittorio Veneto è per loro tramite la più indiscutibile delle vittorie
             italiane. Nel capitolo intitolato Italienfront di Erich Otto Volkmann, un testimone
             tutt’altro che obiettivo della vittoria italiana o sospetto di simpatie nei confronti
             della Penisola, nel 1934 chiosava così la fine della guerra a meridione delle Alpi:
                “A sud di Tolmino si trova un monumento, eretto durante il conflitto alle
                valorose e gloriose battaglie affrontate dal XV C.d.A. Esso porta la sem-



                 Gen. Di Martino Basilio, L’aviazione italiana e il bombardamento aereo nella Grande Guerra,
                 USSMa, Roma 2013, pp. 641-693; per l’impiego delle Divisioni di cavalleria Cernigoi Enri-
                 co, La cavalleria italiana nella prima Guerra Mondiale, USSME, Roma 2009, pp. 216 ss.
             43  Comando del Corpo di cavalleria, Relazione sommaria sulle operazioni svolte dal corpo di
                 cavalleria, 16 novembre 1918, aUSSME, B 4 9651/ 9651 - 2. Un interessante riscontro a
                 riguardo è offerto da uno studio americano degli anni ’30, presentato dal Magg. J.D.Hood a
                 Forth Leawenworth in Kansas: a Critical analysis of the operations of the Italian Cavalry, at
                 the Battle of “Vittorio Veneto”, 24th october to 4th November 1918, 1933, pp. 6 ss.
             44  Salamon Konrád, Nemzeti önpusztítás, 1918–1920: forradalom–proletárdiktatúra– ellenfor-
                 radalom, Korona Könyvkiadó, Budapest 2001, pp. 63–64. Che tale preoccupazione non portò
                 ad alcun esplicito ordine in tal senso, quanto meno da parte del Comando Supremo, è affer-
                 mato con decisione dal Gen. arz arthur a., zur Geschichte des Grossen Krieges 1914-1918,
                 akademische Druck-und Verlagsanstalt, Graz 1969, pp. 378-379.
             45  ara angelo, Il tramonto della Monarchia asburgica, “Rassegna storica del Risorgimento”, 85
                 (1998), pp. 7-32, qui p. 31.
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